Un amore bollito
Un intramontabile piatto natalizio: slow e adatto alla convivialità. Dove trovare un buon bollito in Italia
Bollito che passione! Quando fa freddo che bello entrare in casa e sentire quel profumo di brodo, quel leggero sentore di sedano, poi quel sapore accattivante in bocca, il cui retrogusto urla: bollicine, bollicine.
E’ un piatto slow, dai tempi lunghi, adatto a creare condivisione nella convivialità; c’è ancora tempo per questi aspetti di vita, quando il metro di giudizio è ovunque il solipsismo e la rapidità?
Eppure quel pentolone in mezzo alla tavola o il carrello in un ristorante hanno ancora un richiamo irresistibile, così come il bollito da sempre offre contemporaneità.
Le ricetta del bollito
Forse pochi ancora preparano la ricetta tradizionale piemontese (Carrù è la capitale del bue grasso) composta di ben sette tagli: scaramella o biancostato (i nomi dei tagli di carne in Italia cambiano come i dialetti, nel giro di pochi chilometri), punta di petto, fiocco di punta, cappello da prete, noce (muscolo della coscia), tenerone, culatta. Non solo, ma sette sono anche gli ammennicoli e le frattaglie di carne, cotti a parte: gallina, testina, zampino, lingua, lonza, coda, cotechino.
Il tutto accompagnato da cinque condimenti: salsa verde, salsa di pomodoro e acciughe, salsa con senape, mostarda d’uva, salsa delle api. Si può ancora cucinare a casa questo straordinario e complesso piatto?
Dove trovare un buon bollito?
Le ricette in aiuto del bollito casalingo arrivano da alcuni macellai di qualità: i fratelli Damini (sono anche ristoratori) di Arzignano (VI) consigliano infatti un tris di tagli: gallina, punta di petto, cappello da prete.
Franco Cazzamali, macellaio di Romanengo (CR), a sua volta propone muscolo, cappello da prete, biancostato. A queste ricette si possono aggiungere, se proprio si desidera, lingua, coda, cotechino, testina e per arricchire il piatto con tre, quattro salse senza essere “ortodossi” della ricetta piemontese.
Sergio Motta, macellaio a Inzago, nel suo ristorante di Berlinzago il lunedì sera fa il bollito e nel carrello ci sono lingua, testina, coda, cappello da prete, biancostato, cappone e cotechino, accompagnati da quattro salse.
Per un autentico bollito emiliano, ci si può tuffare nel carrello della Clinica Gastronomica Arnaldo di Rubiera (RE) o fare una sosta presso il ristorante Cocchi di Parma.
Sebbene il bollito faccia pensare a tanta abbondanza di carne, può diventare un piatto di recupero con la gustosa ricetta, chiamata in Toscana “francesina”.
Purtroppo non è stato amato dal guru Brillat Savarin che nella “Fisiologia del gusto” condanna il lesso (termine usato in luogo di bollito nella Tosco-Romagna), colpevole di far perdere alla carne una sostanza preziosa: l’osmazoma, che considera l’assoluto del gusto.
Peggio per lui, io continuo a gustarlo e a consigliarlo.