Salento in 10 morsi, o quasi
Dal pasticciotto al rustico, passando per ciciri e tria, puccia e fruttone: un giro del Salento in 10 morsi.
- La puccia salentina
- Le pittule
- Rustico leccese
- Sagne 'ncannulate
- Scapece galliponina
- Ciceri e tria
- Taieddhra
- Le municeddhe
- Pasticciotto e fruttone
- Caffè leccese
- Negramaro
“Se nu te scierri mai de le radici ca tieni rispetti puru quiddre de li paisi luntani. Se nu te scierri mai de du ede ca ssa ieni Dai chiù valore a la cultura ca tieni Simu salentini de lu munnu cittadini Radicati a li messapi cu li greci e i bizantini”.
L’estate avanza irreprensibile e il salento è una delle mete preferite degli “agosters”, forse la peggior categoria umana per i ristoratori. Gli “agosters”, definiti così dai ristoratori stessi, sono un popolo multiforme che ad agosto si riversa nelle strutture ricettive senza aver nessun controllo né dei figli, né di loro stessi perché sono “In ferie”. Un esempio esplicativo? Gli “agosters” si presentano al ristorante elegante in costume e ciabatte, rigorosamente insabbiate.
Probabilmente però un “agoster” lo è anche a marzo, e quindi per evitare di trasformarvi in persone sgradite, vi consigliamo di leggere la nostra rubrica, questo è “In 10 morsi, o quasi” e oggi siamo in Salento, terra di sabbia bianca e terra rossa, di ulivi e di pescatori.
LA PUCCIA SALENTINA
Impossibile non partire dalla regina del Salento, la Puccia. A primo acchito vi sembrerà di star guardando del semplice pane, credetemi non è così. Il nome si rifà ai legionari romani e al pane che portavano con loro durante le missioni, restando morbido per molti giorni. Questo panino rotondo e morbido è diventato il pilastro dello Street food salentino, farcito di ogni bontà divina con i salumi genera un’esperienza trascendentale. Inutile darvi consigli, seguite il profumo del pane caldo appena sfornato, non vi deluderà.
LE PITTULE
Una storia che mescola la tradizione contadina a quella religiosa e in particolare ai festeggiamenti di Santa Cecilia. Una massaia tarantina il 22 novembre, giorno in cui si festeggia Santa Cecilia, attratta dalla musica dei festeggiamenti, dimenticò l’impasto a lievitare oltre il tempo necessario. Rientrata in casa e resasi conto del chiaro errore, provò a rimediare friggendo l’impasto in piccole palline, conquistando il cuore di tutti i membri della famiglia. Le leggende dietro questa preparazione sono tante, forse troppe, ma una volta assaggiate, l’interesse per la loro storia lascerà il posto a una spropositata voglia di mangiarne ancora, e poi ancora, e ancora, ancora.
RUSTICO LECCESE
Un finger food da passeggio, da degustare a tutte le ore. Due dischi di pasta sfoglia che racchiudono un cuore caldo di pomodoro, mozzarella e besciamella. Non necessita di ulteriori descrizioni, vi basti sapere che è imprescindibile e che non potrete farne a meno. Se siete di passaggio a Lecce fermatevi alla rosticceria “Magna Magna” e fatene razzia, non fermatevi all’uno a testa. Fidatevi.
SAGNE 'NCANNULATE
Una pasta fresca, tipica del basso Salento, vengono realizzate a mano dalle massaie con un movimento delicato e preciso, nate forse per celebrare San Giuseppe emulando i trucioli del legno tipici delle falegnamerie. Nella classica versione al pomodoro o in una delle fantasiose versioni, le troverete facilmente nelle trattorie e ristoranti che colorano la riviera salentina. Osteria il Poeta Contadino saprà accogliervi e coccolarvi facendovi vivere un’esperienza salentina concreta.
SCAPECE GALLIPONINA
Nata per conservare il pesce il più a lungo possibile, questa ricetta saprà conquistare anche i palati più esigenti. Si tratta di pesce dalle piccole dimensioni – dai 2 ai 10 cm- che viene fritto e fatto marinare fra strati di mollica di pane generosamente bagnata con aceto e colorata dallo zafferano. Per non trasformarsi in “agosters” cercate i chioschetti che le vendono per strada, sapranno regalarvi dei ricordi migliori di tutte le foto che potete scattare in questa vacanza salentina.
CICERI E TRIA
Uno dei tipici primi piatti salentini che ha come punto di forza la semplicità degli ingredienti che si intrecciano in una combinazione di sapore unico. La tria è una pasta di semola di grano duro sfogliata a mano e cotta insieme ai ciceri –ceci-. Al primo approccio può sembrare una semplice pasta e ceci, ma è qui che la necessità diventa arte: le parti di tria avanzate vengono fritte per ricavare i “frizzuli” che vanno a donare una nota croccante al piatto. Sfidate il caldo e ordinateli, il vostro stomaco ve ne sarà grato.
TAIEDDHRA
Deve il nome al tegame in terracotta dove un tempo veniva preparato questo piatto prelibato che forse conoscerete con il nome di riso, patate e cozze. Una ricetta che si prepara velocemente, che diventerà sicuramente il vostro souvenir preferito. Le versione salentina prevede l’aggiunta delle zucchine oltre a aglio, cipolla e pomodoro.
LE MUNICEDDHE
Agosto è il mese della Municeddha, a Cannole potrete prendere parte alla caratteristica Festa della Municeddha per sentirsi salentini al 100%. Le Municeddhe potrebbero mettervi in difficoltà quando scoprirete che si tratta di piccole lumache dal guscio marrone che vengono servite in varie ricette. Con spirito temerario, senza pensare troppo a cosa mangiate, assaggiate quelle al sugo. Cambierete qualsiasi idea pregressa.
PASTICCIOTTO E FRUTTONE
Il primo forse non ha bisogno di presentazione, uno scrigno di pasta frolla ripieno di crema pasticcera e arricchito da deliziose amarene – nella versione classica- o farcito dai più fantasiosi abbinamenti. La ricetta originale è custodito a Galatina, dalla pasticceria Ascalone, che non può mancare fra le vostre tappe. Pasta più spessa e bruciacchiata, mangiato caldo può creare dipendenza.
La sua miglior rivisitazione resta però il Fruttone. La forma è identica, ma il ripieno è formato da pasta di mandorla e marmellata, il tutto viene ricoperto poi da uno strato di cioccolato fuso. caffè Alvino è la tappa obbligatoria di questo viaggio.
CAFFÈ LECCESE
Il classico risveglio Salentino, caffè, ghiaccio e latte di mandorla. Nato in un'epoca in cui avere il ghiaccio a disposizione in casa era un privilegio per pochi, il caffè leccese, era una soluzione idilliaca e rinfrescante da prendere al bar che picconava al momento il ghiaccio da inserire nel bicchiere. Evitate di aggiungere zucchero, questa è una cosa da “agosters”, il latte di mandorla lo sostituisce abilmente.
NEGRAMARO
“Parlami d’amore, quando nasce un fiore, mi troverai senza parole amore.” Citazione forse scontata, ma nessun testo si abbina così bene a un vino e, non pasteggiare col Negramaro in Salento, è un peccato capitale. Il più importante vitigno a bacca nera della Puglia, ma coltivato principalmente in Salento regala deliziosi vini rossi corposi, ma è nei rosati che si mostra in tutto il suo splendore. Imperdibile.