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Anteprime Chianti Classico: il canto del Gallo Nero

Siamo stati alle anteprime del Chianti Classico Collection, alla Leopolda di Firenze. Cosa abbiamo trovato? Ottimi vini e un Consorzio in gran forma, che ha da poco lanciato due importanti progetti.



Chiamatelo Gallo Nero, chiamatelo CC, ma non chiamatelo mai solo Chianti. Perché l’areale che dà vita a uno dei vini italiani più conosciuti e amati nel mondo è, dal 1716, quando il Granduca di Toscana Cosimo III ne fissò i confini, il Chianti Classico. Solo che l’aggettivo “Classico” dovette essere aggiunto nel 1932, per proteggere la zona storica dall’espansione produttiva che, per via del grande successo commerciale del vino, aveva finito per coinvolgere anche i territori limitrofi. Il merito di tale intervento spetta al Consorzio dei produttori, nato nel 1924 e da allora in prima linea per difendere la denominazione, sotto l’egida dell’antica Lega Militare del Chianti, il Gallo Nero, con cui l’ha accompagnata dapprima verso la DOCG (1984) e poi la DOCG autonoma nel 1996.

100 ANNI DI CONSORZIO DEL CHIANTI CLASSICO

A quasi cento anni dalla sua nascita, il Consorzio, oggi capitanato da Giovanni Manetti, patron dell’azienda Fontodi di Panzano, si mostra vispo e in ottima forma, con due nuovi significativi colpi appena messi a segno. Il primo è l’aver portato a termine l’importante progetto delle UGA, Unità Geografiche Aggiuntive, approvato dall’Assemblea dei Soci a giugno 2021 e raccolto in un libro di recente pubblicazione (Chianti Classico: l’Atlante, di A. Masnaghetti e P. de Cristofaro, Enogea).Giovanni Manetti_Chianti Classico_Cibovagare
Attraverso tale lavoro, il territorio di produzione del Chianti Classico è stato suddiviso in zone più ristrette e dotate di maggiore omogeneità, di tipo sia territoriale (suoli, microclima, giacitura dei vigneti ecc.), sia culturale (storia, tradizioni, stili). Le Unità Geografiche Aggiuntive entreranno in vigore una volta concluso l’iter burocratico per l’approvazione delle modifiche al disciplinare di produzione e saranno applicabili, in questa prima fase, alla sola tipologia Gran Selezione, l’ultima nata in seno alla DOCG (2013) e che identifica vini prodotti nelle vigne aziendali più vocate, soggetti a un invecchiamento minimo di 30 mesi.Gallo nero_Chianti classico_CibovagareL’altra grande vittoria è stata la presentazione, che si è svolta presso il meraviglioso Teatro del Maggio Fiorentino di Firenze durante la prima sera delle anteprime, del film La leggenda del gallo Nero, prodotto dall’agenzia Swolly con la regia di Daniele Palmi e Matteo de Nicolò (guarda qui il film: leggenda.chianticlassico.com), una pellicola atta a rafforzare il messaggio di storicità che questo territorio si porta addosso sin dai primordi.Consorzio Gallo Nero_Chianti classico_Cibovagare
Il cortometraggio mette in scena le vicissitudini che portarono alla nascita della leggenda del Gallo Nero, quando, in epoca medievale, le Repubbliche di Firenze e Siena erano in guerra per accaparrarsi le attuali terre del Chianti tra esse comprese. Per porre fine alle estenuanti, quanto inconcludenti battaglie, le città si accordarono per risolvere la questione in modo pacifico: due cavalieri sarebbero partiti ciascuno dalla propria città e nel punto del loro incontro si sarebbe fissata la linea di confine. Come segnale di partenza della corsa fu designato il primo canto del gallo al sorgere del giorno. Ogni città presentò dunque il proprio cavaliere più abile e veloce, e il proprio gallo – bianco per i senesi e nero i fiorentini – e si mise in attesa dell’alba.Gallo nero_Chianti classico_Cibovagare

Ma i fiorentini giocarono d’astuzia: il loro gallo, che era stato tenuto a digiuno e rinchiuso in una angusta gabbia, cantò ben prima delle prime luci, decretando per il cavaliere fiorentino un vantaggio decisivo rispetto all’antagonista senese, che riuscì a percorrere appena 12 km oltre il proprio confine prima di essere raggiunto. Fu così che la maggior parte dell’attuale areale chiantigiano divenne appannaggio di Firenze e che, da allora, il gallo nero divenne dapprima l’emblema dell’antica Lega Militare del Chianti e poi, in tempi più recenti, il simbolo distintivo del Consorzio e dei vini prodotti nel Chianti Classico.

Vi abbiamo raccontato la storia del Chianti Classico DOCG, ora è tempo di raccontarvi le nuove annate dei vini. Abbiamo scelto i cinque assaggi che ci hanno colpito di più, provenienti da diversi territori, che vi proponiamo in ordine di tipologia.

5 ASSAGGI DELLE NUOVE ANNATE

1) Chianti Classico DOCG Ama 2021 - Castello di Ama Sangiovese 96%, Merlot 4%

Dislocata all’interno dell’omonimo comune, l’UGA di Gaiole, da cui proviene questo vino, è la seconda più grande della DOCG e si distingue per la cospicua presenza di corsi d’acqua. L’azienda Castello di Ama, la cui proprietà coinvolge le tre famiglie dei Carini, Tradico e Sebasti, alla loro seconda generazione, sorge a ovest dell’areale, nella zona di Lecchi in Chianti, compresa tra i torrenti Arbia e Piana.

I vigneti di provenienza sono impianti ad alta densità (5.200 piante per ettaro) e insistono su terreni di medio-alta collina, perlopiù di matrice argilloso-calcarea. Sincero testimone dell’annata, Ama 2021 si mostra di colore rubino con riflessi purpurei, con un bel naso goloso di frutta rossa matura (melagrana e ciliegia) accanto a rabarbaro fresco e lieve cacao. Al palato è coerente, succoso, fresco e mentolato, con evidenti e piacevoli ritorni di melagrana.

2) Chianti Classico DOCG Riserva I fabbri 2019 – I fabbri Sangiovese 100% - biologico

L’UGA di riferimento è Lamole, a sud del macroareale di Greve. Oltre a essere la più piccola delle Unità, Lamole rappresenta un terroir unico nel panorama del Chianti Classico, per elementi sia naturali (la ricchezza di boschi e la presenza esclusiva di suoli di macigno), sia culturali (l’altitudine dei vigneti tra 500 e 625 metri s.l.m. e il sistema di coltivazione ad alberello su terrazzamenti) che ne definiscono il profilo di viticoltura eroica.Chianti classico_CibovagareI suoi vini si contraddistinguono per freschezza, colori meno carichi e corpi più agili, come la Riserva dell’azienda I Fabbri, sita a Casole e gestita da Susanna Grassi, che mostra tutto il suo fulgore giovanile in un calice di un bel rubino compatto e luminoso e in un olfatto intrigante, che combina note di lampone, cacao e tocchi erbacei balsamici. L’assaggio è coerente, fruttato e gustoso, con l’acidità croccante e il tannino vispo e lungo, di ottima estrazione.

3) Chianti Classico DOCG Riserva 2019 – Castellare di Castellina Sangiovese 95%, Canaiolo 5%

L’UGA di Castellina, nell’omonimo comune senese, è quella che possiede la maggiore superficie vitata e un mosaico ben differenziato di tipologie di suoli, che vanno dai depositi lacustri alle formazioni di Sillano, e dalle argille ai calcari. L’azienda Domini Castellare sorge a sud-est della UGA, dove nasce negli anni ’70 per volontà di Paolo Panerai dalla fusione di quattro poderi (Castellare, Caselle, San Niccolò e Le Case).Chianti_CibobavareUn totale di 80 ettari, di cui 33 vitati, situati sulle colline di un anfiteatro naturale, a 370 metri circa di altitudine. La Riserva si mostra nel calice di un bel colore rubino pieno, pervaso da effluvi balsamici e speziati intensi di pepe e mirto secco, poi ancora alloro e ginepro, in un insieme ben circonfuso alla parte fruttata. Assaggio potente, rinfrescato dall’acidità, che si distende in un finale sapido, saporito, succulento e lunghissimo.

4) Chianti Classico DOCG Gran Selezione La Corte 2020 - Castello di Querceto Sangiovese 100%

Posta all’estremo nord-est della DOCG, l’UGA di Greve è la più grande delle 11 unità e si suddivide per conformazione geografica in almeno 4 aree interne. L’azienda Castello di Querceto, storica realtà nelle mani della famiglia François, sorge nella parte più a est, nella valle di Dudda e di Lucolena, al di là dei Monti del Chianti che tagliano in due l’areale.Chianti classico_CibovagareLa presenza di boschi e di bacini idrici, abbinata ai suoli marnosi (Marne del Sugàme), conferiscono particolare freschezza ai vini che, nel caso della Gran Selezione La Corte, è rafforzata dalla posizione elevata del vigneto cru e dalla natura sabbiosa del terreno. Il colore è un bel rubino smagliante, preludio di un naso ricco e intenso, colorato da aromi di ciliegia succosa, rabarbaro, arancia rossa, pepe e chiodi di garofano. Il tannino dolce delinea un assaggio già levigato, nonostante l’acidità viva, che regala un finale sapido e coerente di frutti rossi sciroppati e cacao.

5) Chianti Classico DOCG Gran Selezione Aluigi 2018 – Le Cinciole Sangiovese 100% - biologico

Il vino proviene dalla UGA di Panzano, nel territorio comunale di Greve in Chianti, pioniera sul territorio chiantigiano del lavoro di squadra tra produttori, che qui è iniziato quasi 30 anni fa, e della scelta di perseguire l’agricoltura biologica. L’azienda è quella di Valeria Viganò, ex presidente dell’Unione Viticoltori di Panzano, che sorge nell’area est dell’areale, compresa tra il torrente Greve e i Monti del Chianti, caratterizzata da un clima più fresco e da un’insolazione mediamente inferiore rispetto al più ampio lato ovest, che include la nota e soleggiata Conca d’oro.

Il vino ha colore rubino intenso e un olfatto austero e ancora compatto, ma che concede, a lampi, golosi bagliori di tostature dolci, cacao, caffè e vaniglia, su un fondo di ciliegia nera matura. Il sorso è in linea per intensità aromatica e volume gustativo, sorretto da un tannino denso e deciso, ma equilibrato. Il retrolfatto è caldo, pervaso da infiniti echi di caffè torrefatto.

Contatti

Consorzio Vino Chianti Classico

Via Sangallo, 41 – Loc. Sambuca, Barberino Tavarnelle (FI)
055.82285
www.chianticlassico.com

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