La Chiocciola, locanda e Trattoria a Ferrara

LA CHIOCCIOLA: FAMIGLIA E TERRITORIO

È impossibile parlare di questo posto senza scomodare due concetti tanto importanti, quanto spesso relegati a espressioni sgualcite e da inserire in un discorso gastronomico, soltanto perché si deve. Invece, qui alla Trattoria & Locanda La Chiocciola, famiglia e territorio sono due parole piene di vita.

Autentiche, si potrebbe dire, se non fosse che l’autenticità risente degli stessi abusi. Al centro di tutto i Migliari, persone che vale la pena conoscere e dalle quali sarebbe bello apprendere concetti anch’essi da rispolverare, come accoglienza e ristoro.

Ido Migliari, classe 1940, è ancora lì che accoglie gli ospiti con il sorriso di chi ama aprire le porte di casa e le sue battute sagaci.

In compenso sua moglie, la mamma di Athos (che è lo chef), prepara un risotto con le rane che ne mangeresti a non finire. La carta dei vini non è enciclopedica, ma qualunque appassionato, anche esigente e interessato a un solo calice, troverà soddisfazione sfogliandola, ‘naturalista’ o meno che sia, perché qui tengono solo vini buoni.

LA STORIA DELLA TRATTORIA LA CHIOCCIOLA

La storia è lunga ed è ormai alla terza generazione, da un bar di Marrara a quello che era un vecchio granaio a Portomaggiore, La Chiocciola è uno di quei posti dove per mangiare non serve pensare.

Basta sfogliare un menu che non trascura né la terra né il mare, dal quale pescare piatti che hanno in comune la soddisfazione della gola. Se poi uno vuole godersi notevoli salumi lo può fare, ma è difficile rinunciare alle lumache ‘alla Borgogna’ come recita il menu, oppure alle frittelle di baccalà con spuma di patate e nocciole.

Athos ama le tecniche, ma fa in modo che siano al servizio del gusto, come accade per il tenerissimo vitello cotto sui carboni con salsa tonnata. Del riso si è già detto, ma sono notevoli anche i bigoli al torchio (trafilati in casa) con le seppie al nero.

Tra i secondi vale la pena gustare il fritto di calamari, seppie gamberi e zucchine, oppure scegliere la faraona di una piccola azienda emiliana servita arrosto con cavolo nero e patate al rosmarino. Anche se è impossibile non rendere omaggio a una magnifica salama da sugo.

Che dire dei dolci? La prima volta (ma anche quelle dopo) si fa fatica a fare a meno della crema caramellata al Parmigiano Reggiano con il gelato al sedano e gocce di aceto balsamico: favolosa. Per i maniaci del cioccolato fondente c’è il ‘gatò’ caldo con gelato di amarene Fabbri.

Una ricca passeggiata golosa alla carta non costa più di 60 euro, ma a 55 c’è un menu degustazione che tocca tutti i punti giusti del percorso.