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Se la cucina ritorna al futuro

Onnivoro, vegano, liquido, del senza: iniziano le previsioni sul cibo che verrà


Quale cibo del futuro? Una domanda che viene posta spesso, ma altrettanto di frequente astrologi e chiromanti della gastronomia non ci azzeccano. Nell’indimenticato 2001 Odissea nello spazio il regista Stanley Kubrick anticipava la previsione di cibo del terzo millennio, ovverosia materie prime liquide distribuite da macchine automatiche su vassoi preconfezionati. Una previsione imbroccata, ad esempio sul cibo liquido preparato per Samantha Cristoforetti nei 199 giorni che ha volato con la Iss, sull’invasione dei distributori automatici (che ormai hanno la leadership nel caffè) e pure sui piatti preconfezionati che sono l’attrazione nei supermercati e, soprattutto, i loro brand sono diventati i maggiori contribuenti della pubblicità, tanto da starnazzare nel web attraverso i blogger.



Un mondo dell’alimentazione che parla di vasocottura, di abbattitore, di cotture sottovuoto, di surgelazione, protettori della  fretta, facitori della possibilità di avere più tempo libero. Sarà proprio così? Vogliamo arrenderci a questo stile di alimentazione, oppure, come altri food maker predicano, vogliamo un futuro alla ricerca di un cibo che garantisca trasparenza attraverso un’etichetta veritiera in grado di farci viaggiare fino alla materia prima? O ancora lasciamo spazio ad altre previsioni che parlano di green, di senza (sale, lattosio, glutine), di wellness, o addirittura di dieta del digiuno? Come già sottolineato, perfino con i  fondi di caffè, gli astrologi più affermati non sono in grado di azzeccare il cibo del futuro: vegano o onnivoro, ma pure i profeti della  nostalgia del passato che annunciano il ritorno alla terra, al biologico, al chilometro zero.

È questo un vintage che non esiste, molti rivivono un tempo che non hanno mai vissuto. Lo rendono possibile le immagini, l’archivio del web, le narrazioni. La verità è che non si può avere nostalgia di un piatto, di un pane, di un dolce, di un formaggio, di un salame, di un’insalata che non si sono mai gustati, oppure chi lo ha assaggiato per il lungo tempo passato, lo ha dimenticato. I cibi d’ antan sono ricordati perché disponibili nei libri, in rete: che sia solo voglia di nostalgia? Del cibo del doman non c’è certezza…

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