Quando il vino è Orange
Un metodo di vinificazione che rompe gli schemi moderni, ispirato ad antiche tecniche ancora in uso in Georgia e in Armenia
Bianco, rosato, rosso in tutte le loro declinazioni, così siamo solitamente abituati a “classificare” il vino dal punto di vista cromatico. Non stupisce cogliere sfumature che esulano da questi canoni quando nel calice abbiamo un Pinot Grigio dalle tinte color rame, una caratteristica ereditata direttamente dal colore della sua buccia. Ma che nuances aranciate appartengano a vini ottenuti da Sauvignon, Malvasia, Ribolla Gialla o Vitovska, questo può spesso trarre in inganno e far credere al consumatore di trovarsi di fronte a un fenomeno di ossidazione. In realtà si tratta di quelli che oggi vengono descritti come Orange Wine.
Prodotti da diversi anni in Italia e in Europa, questi vini rompono gli schemi della moderna vinificazione in bianco, rimanendo a contatto con le bucce per un periodo variabile di tempo, da pochi giorni a svariati mesi. Le sostanze estratte da questo processo non solo ne determinano il colore arancio, ma anche un’importante struttura. Il contatto prolungato sulle bucce conferisce grande complessità in tratti olfattivi che preannunciano un corpo ricco non solo in acidità e sapidità, ma anche nella presenza tannica molto elegante. A renderla gentile è il necessario tempo di affinamento che, per alcuni vini avviene in anfore, per altri in botti di legno o in entrambi i contenitori.
Una pratica produttiva ispirata agli antichi metodi di vinificazione ancora in uso in Georgia e in Armenia, che sta catturando negli anni la curiosità di molti paesi europei e non solo. È sufficiente pensare a Josko Gravner e Radikon in Friuli, Gordia in Slovenia, Weingut Muster in Austria a altri ancora in Croazia, Germania e Francia. A questi produttori e ai loro Orange Wines è dedicato un Festival nella città di Izola in Slovenia che quest’anno si è svolto il 25 Aprile, un’ulteriore opportunità per chi vuole conoscere più da vicino le peculiarità storiche e produttive di questi vini. Il fascino suscitato da questa vera e propria sfida enologica sta dando i suoi frutti anche in paesi come California e Nuova Zelanda che hanno scelto di misurarsi con uno stile diverso, dagli esiti non sempre favorevoli considerando i rischi che vinificare in questo modo comporta.
Una nuova frontiera con cui confrontarsi anche a tavola dove gastronomi intraprendenti potranno cogliere l’opportunità di mettersi in gioco e sperimentare i tanti possibili abbinamenti tra i cibi e la particolare tessitura di questi vini. Noi vi suggeriamo di provare con carni salsate come il vitello tonnato, con il baccalà mantecato, ma osate anche con pesci affumicati o con una “semplice” tagliatella con Funghi porcini e salsicce.