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Catania in 10 morsi o quasi

Dall'arancino alle minne di Sant'Agata, ma anche pasta alla Norma, granita e brioscia: cosa dovete provare a Catania.



“Catania è l'odore del mercato del pesce, le luci frastornanti della festa di sant'Agata, lo sciabordio del mare, il rollio del ventre del vulcano, e quello strano borbottio che sentiamo nello stomaco quando siamo troppo vicini a qualcosa che ci fa innamorare...“.

Così lo scrittore Daniele Zito descrive la città barocca nel suo “Catania non guarda il mare”.

Questo è “In 10 morsi… o quasi” e oggi siamo a Catania.

La “città nera”, definita così per via dei suoi edifici anneriti dalla fuliggine e dalle ceneri del vulcano, è un vero gioiello ricco di arte, storia, architettura, scultura e soprattutto cibo!

Con il sentore delle vacanze, sempre più nei pensieri di chiunque, è meglio iniziare a pensare a cosa assaggiare.

ARANCINO CATANESE

Attenzione in giro per Catania guai a chiamarlo “Arancina”, qui esiste solo l’Arancino, ed è impensabile non partire da lui, partire da lui in tutti i sensi.

Perché per quanto ce ne siano decine di migliori è d’obbligo, durante il breve viaggio in traghetto, divorarne almeno uno.

La forma di questa prelibatezza è ispirata alla sagoma dell’Etna, e il suo ripieno non è da meno: pomodoro, piselli, carne di vitello e caciocavallo, per un’esperienza lavica trascendentale.

Il migliore forse è quello della “Salumeria Scollo”, a pochissimi passi da Corso Italia. Armatevi di pazienza però, dovrete assaggiare tutti quelli che stuzzicheranno la vostra golosità. Un sacrificio certo, ma qualcuno deve pur farlo.Arancino_Catania_Cibovagare

CANNOLO SICILIANO

Un’istituzione che ben presto ha sfondato i confini siciliani diventando un must have delle pasticcerie di tutte Italia. La sua fama è ormai un affare internazionale, ma la sua storia è ancora sfocata da un alone di mistero.

Il primo a parlare di cannoli è stato addirittura Cicerone nel 70 a.C.. Durante un viaggio in Sicilia rimase affascinato da quello che definì come “un tubo di farina ripieno di morbida crema a latte”. Ma come c’era arrivato in Sicilia? La prima ipotesi è legata alla dominazione araba e vuole il cannolo come una rielaborazione siciliana di una ricetta araba.

L’ipotesi fra le più accreditate però farebbe risalire la nascita al Convento di Santa Maria di Monte Oliveto a Palermo dove le suore, per uno scherzo di carnevale, avrebbero riempito una vasca di crema di ricotta e sostituito i rubinetti con la sfoglia dei cannoli. A sostegno di questa ipotesi ci viene in soccorso il dialetto siciliano, dove con il termine “cannolo” si indica proprio il rubinetto.

Per storia incerta, un destino certo, assaggiarne il più possibile, senza perdere quelli della pasticceria Savia.Cannoli_Catania_Cibovagare

BRIOSCIA CON GRANITA

Inseparabili compagni delle merende catanesi, rinfrescanti e rinvigorenti.

La granita ha origini antichissime, già dal Medioevo erano infatti conosciuti i “nivaroli”. Persone incaricate di raccogliere la neve sull’Etna da rivendere alle famiglie benestanti siciliane per permettergli di preparare il sorbetto, dall’arabo “sherbet”.

Anche la “brioscia” ha origini siciliani. Questa, che si distingue dalla brioche grazie al “tuppo”, è stata inventata da una storica famiglia nobile siciliana- di cui non si conosce il nome- ha nel suo caratteristico “tuppo” la leggenda più particolare.

Nasce tutto da uno scioglilingua che racconta dell’amore tra due giovani, ostacolato dalla madre della ragazza. Lei, come atto di ribellione contro la madre, si tagliò i bei capelli lunghi che di solito teneva raccolti in quello che in francese si chiama toupet e che in siciliano si è trasformato in “tuppo”. La madre, dopo questo atto, impietosita, acconsentì alla loro unione.

“Cu lu tuppu ‘un t’appi, senza tuppu t’appi. Cu lu tuppu o senza tuppu, basta chi t’appi e comu t’appi t’appi” e cioè: “Con i capelli raccolti non ti ho avuta, senza capelli raccolti ti ho avuta. Con i capelli raccolti o senza capelli raccolti, basta che io ti abbia avuta, comunque ti abbia avuta”.

Una delle migliori la potete assaggiare al Bar Alecci, a Gravina di Catania, ma ogni bar saprà regalarvi soddisfazioni.

CARNE EQUINA

Catania è uno degli ultimi baluardi della santificazione e riverenza della carne di cavallo, regina indiscussa dello Street food siciliano.

Poche semplici regole per godersi questa particolare pietanza, figlia di un'altra epoca. Cercare i chioschi nei quartieri più popolari della città, più sarà difficile trovare i banchi che la preparano, più saprà di tradizione.

Grazie allo stile di vita dell’animale, abituato a correre, tutti i tagli del cavallo sono ottimi alla brace e da servire al sangue. Il vero must have di questo viaggio è proprio il panino con le polpette di cavallo alla brace condite con crema di pistacchi. Superate le paturnie, recatevi da Riccardo “Al Dusmet” e regalate al vostro palato questa esperienza indimenticabile.

SPAGHETTI ALLA CARRETTIERA

Un primo piatto per i più temerari, a prova di vampiro. Gli spaghetti vengono infatti conditi con olio, pepe, pecorino grattugiato e aglio crudo, in alcune varianti è “pittato” –ndr colorata- di rosso con qualche pomodorino o concentrato di pomodoro.

Il nome narra di un tempo andato, di quando i “Carrettieri” trasportavano da una città all’altra il carbone o la legna a piedi. Essendo sempre in viaggio, cercavano una ricetta veloce e che soprattutto prevedeva ingredienti che si potessero conservare abilmente in viaggio.Spaghetti alla carrettiera_Catania_Cibovagare

PASTA ALLA NORMA

L’ennesima istituzione sicula.

Dedicato, come facilmente intuibile, all’opera di Bellini, uno dei cittadini più illustri della città. Una ricetta carica e gustosa, diramazione di una pasta al pomodoro con aggiunta di ricotta salata, basilico e melanzane fritte. La migliore versione è sicuramente quella preparata dalle massaie catanesi, ma un’ottima alternativa viene proposta dalla trattoria Catania Ruffiana.Pasta alla norma_Catania_Cibovagare

PESCE SPADA

Il protagonista indiscusso della “pisciaria vicino al duomo” è sicuramente il pesce spada, che riempie in tutte le sue versioni i menù dei ristoranti della città. Che sia alla griglia o in padella, non può mancare nei vostri pasti catanesi. Per un’esperienza idilliaca, assaggiatelo abbinato alle melanzane della pasta alla norma, non saprete farne a meno.

OLIVETTA DI SANT'AGATA 

Quando il sacro incontra il cibo nascono leggende magiche.

Dedicate a Sant’Agata, sono dei dolci di pasta di mandorle che ricordano, nella forma e nel colore, le olive.

La leggenda narra di come Sant’Agata, nel tragitto verso il proconsole di Catania, si fermò un attimo ad allacciarsi un sandalo e, nel punto in cui toccò il suolo, iniziò a crescere un ulivo. Da qui l’usanza di preparare questo dolce nei giorni della festa.

MINNUZZE O MINNE DI SANT'AGATA 

La forma più alta di adulazione della Santa Patrona.

Le “Minnuzze di Sant’Agata” sono le famose cassatine catanesi. Il nome, e quindi la forma, ricordano i seni di Sant’Agata che le vennero strappati per punizione per non essersi convertita dal cristianesimo al paganesimo. Questi dolci di forma sferica sono fatti di pan di Spagna, imbevuti di liquore, farciti di ricotta, gocce di cioccolato e canditi. All’esterno sono ricoperte di glassa bianca e rifinite in cima da una ciliegia candita, atta a simulare il capezzolo.

Un dolce storico, che ha saputo sconfiggere la pudicizia siciliana e arrivare fino ai giorni nostri immacolato, proprio come il seno di una vergine.Minne di Sant'Agata_Catania_Cibovagare

SELTZ LIMONE E SALE 

Combattere il caldo a Catania non è un gioco da ragazzi e per questo l’ultimo morso diventa un sorso.

Dalla ricetta molto facile è composta da succo di limone, acqua gassata, sale e un cucchiaino di bicarbonato. Un dissetante toccasana per la digestione. Potete facilmente trovarla nei numerosi chioschi fra le vie della città. Occhio al trabocco.

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