Quartino a Roma: enoteca con cucina

Siamo in una delle piazze più belle della capitale, un quadrilatero di palazzine liberty caratterizzate da un porticato che ne disegna il perimetro, forse l’unico in città. Un corridoio a volte che fa il giro della storia in un’atmosfera multietnica e forse troppo spesso trascurata, ma magica.

Il bello viene quando sotto i portici sfilano i tavoli di locali nuovi o rinati, come Quartino. Un’enoteca che ormai da anni è un punto di riferimento nella zona, per l’acquisto di vino e per la distribuzione in HoReCa.

Marco, il proprietario, complice l’elastico temporale della pandemia e la voglia di crescere, decide di trasformare completamente lo stile e la declinazione della sua attività.

Così Quartino rimane un’enoteca, sì, ma con un’estetica da sindrome di Stendhal e un’offerta gastronomica che dall’aperitivo alla cena arriva al tavolo ben servita.

Quartino a Roma: il locale

Con uno stile che fonde le contraddizioni del proibizionismo newyorkese all’eleganza, anche cromatica, dei cocktail bar di Londra, Quartino ti accoglie in un ambiente contenuto, ma avvolgente. Avvolto da colori e bottiglie in un intrigante gioco di luci soffuse, la sensazione è quella di essere colpito da sindrome di Stendhal.

Pochi tavoli all’interno, ma ben assestati, con scaffalature a parete che fino al soffitto ospitano circa duemila etichette. Buona selezione di champagne e grande attenzione alle bollicine nazionali, con un catalogo che tocca ovviamente ogni regione d’Italia e i paesi più enoici a livello internazionale.

Arredo barocco, ma lineare, con il legno e i riflessi dei calici a sagomare la luce dei pendenti discreti rosso scarlatto. Doppia vetrina sul lastricato coperto e tavoli scuri all’aperto di un dehor disegnato dall’architettura urbana dell’edificio imponente.

La cucina

La carta di Quartino è tutta in un A3, double face, la cui facciata principale racconta un’offerta ampia e trasversale. Appetizer, primi, secondi e contorni con insalate, pizza e panini ricercati. Un po’ di tutto, ma solo un po’, perché per ogni indicatore di scelta ci sono al massimo quattro tipologie di variante.

Numericamente spiccano solo gli appetizer, che tra sfizi e antipasti vanno a coprire la fascia aperitivo con soddisfazione. Sul retro invece troviamo il beverage, dove domina una mescita di circa quaranta bottiglie tra bianchi, rossi, rosé e bollicine. Corredata da cocktail, distillati e liquori tra i quali una discreta lista di whiskey e gin tonic.

L’assaggio è andato sulla cucina da dove sono arrivati un uovo fritto con letto di burrata, dove un uovo croccante, cotto a bassa temperatura e poi fritto, non riesce a rubare la scena a una burrata notevole. Il midollo gratinato è preistorico. Di notevole dimensione la consistenza del midollo è buona, un filo di croccantezza in più nella gratinatura lo avrebbe reso ancora più sfizioso, ma il risultato è in armonia con l’aspettativa.

I dumpling con salsa ai Funghi sono fatti magistralmente e la presenza di un buon porcino dona carattere alla delicatezza dell’impasto ripieno. Le fettuccine al ragù di anatra in sugo rosso, con anice stellato, sono un azzardo decisamente goloso e ben mantecato. La costata di manzo, infine, trova nell’ottima cottura e nella tenerezza delle fibre il suo successo, preceduto solo da una buona presentazione nel piatto e da delle ottime patate al forno.

Tra i dessert, superclassici e fatti in casa, la cheesecake e il tiramisù si difendono bene. Se la perfetta acidità della prima, data da una confettura home made davvero buona, dona preferenza al gusto; la presentazione del secondo all’interno di una moka strappa un sorriso compiaciuto.

La qualità dei piatti e della cucina ha ragione di vantare una buona selezione di materie prime, con la consapevolezza che siamo in un luogo di culto estetico del bere bene. L’atmosfera è giovane e coinvolgente, il servizio attento e informale. Il rapporto qualità-prezzo è precisamente calato sull’esperienza.