Food Delivery: come scegliere
Tre esempi che consigliamo a Milano
Deliveroo qua, Deliveroo là, Deliveroo su, Deliveroo giù. A camminare per Milano, ultimamente, parrebbe di essere a Siviglia, dati gli innumerevoli bikers, già presi a cuore dal governo attuale, che a qualunque ora del giorno e della notte sfrecciano impavidi per le vie cittadine, trasportando leccornie agli utenti pigri di questa città.
Tanto dinamica, quando c’è da fatturare, quanto pigra quanto si tratta di scegliere per sé: la comodità prima di tutto. Ed è in tale frammento che si è incuneato, e ormai diventato parte della vita di ciascuno di noi, il servizio di delivery a domicilio di cibo. Evoluto, avanzato, alla milanese of course. Dimenticatevi i delivery ai tempi dell’università, di pizze riscaldate stile tipico. E non pensate che ci si limiti alla solita scarna selezione tipo “camogli bufalino e mortadella”, che imperterrita la catena Autogrill continua a propinarci, come se vivesse in un mondo senza finestre sulla realtà.
Il delivery sta cambiando non solo il modo di mangiare, ma anche lo stile di vita. Specie dei millenials. Eh già, sono loro a indicarci la via: basta alle maratone tra negozi e botteghe per organizzare una cena casalinga degna di nota. Il borgo degli ortolani? Inutile. Il meatpacking district? Un ricordo anteguerra. Il mercato del pesce fresco? No, tutto questo non serve quando, a una portata di click, anzi di app, si può avere tutto e maledettamente subito. A casa. Al lavoro. Dove, come e quando si vuole. E la qualità? Eccelsa in alcuni casi. E la varietà? Infinita.
Aprire oggigiorno una app specializzata nella consegna di food a domicilio rappresenta, per mangioni come noi, una vera gita al lunapark. Non si contano le tipologie di poke hawaiani, di piadine, di sushi, di ravioli gyoza, di hamburger e panini e tramezzini, per non parlare dei ristoranti più tradizionali che si stanno – lenti come pachidermi – affacciando su tale emisfero. Street food all’ennesima potenza, con materia prima selezionatissima e proveniente da tutti i microclimi di Italia, con buona pace del chilometro zero. Sono milanese, pago, e seduto sul divano, voglio mangiare la carne del suino nero delle Nebrodi, ché il maiale della bassa padana mi ha stancato. E il packaging? Degno della migliore boutique parigina.
Cosa ne resterà dei ristoranti tradizionali a quattro mura? Non possiamo dare una risposta, però il delivery di cibo è un camaleonte, che risponde in maniera flessibile alle mode e alle esigenze degli utenti. Si potrebbe presagire la comparsa di cucine comuni da mettere a disposizione degli chef di tutta Italia, che vogliono utilizzare la vetrina di Milano per offrire le specialità della loro terra che, per questioni numeriche, non potrebbe mai avere i numeri di Milano, in un’ottica di vero e proprio cook sharing. Perché investire in immobili, pagare affitti e attrezzatura? Uno spazio condiviso per far provare le specialità locali e utilizzare il canale delivery per raggiungere la clientela. Quale migliore test a basso prezzo?
E allora perché nel panorama infinito di guide, voti, cappelli, stelle, guide cartacee, guide digitali, guide tematiche, perché i professoroni e le varie case editoriali non offrono una guida al miglior delivery della propria città? Senza pretesa di esaustività alcuna, ci piace descrivervi tre esempi di cosa sia oggi il delivery a Milano.
Aji: ci piace vincere facile, ok ok. L’esempio perfetto di integrazione socio-culturale, che solo una città bastarda come Milano può consentire, è rappresentato dal lavoro della famiglia Liu (proprietaria di Iyo, Gong e Ba Asian Mood). I primi a capire quanto importante sia offrire una qualità superiore agli utenti del delivery, tanto da aprire un locale che, salvo pochissimi coperti, vede impegnati una squadra di cuochi alla preparazione di samurai stick, gunkan da urlo, sushi, sashimi e tutto l’arco parlamentare giapponese.
Trapizzino: Roma in trasferta. Una tasca di pizza bianca ripiena delle peggiori zozzerie. Le nostre preferite: lingua con salsa verde, degna dei migliori bagnetti che accompagnano i bolliti piemontesi, e coda alla vaccinara. Come amuse-bouche un supplì cacio e pepe da capottarsi.
Fud bottega sicula: Sicilia in trasferta. E siamo sicuri che non sarà un distacco temporaneo, ma ne sentiremo parlare a lungo. Panini, hamburger, hot-dog, insalate, che trasudano di gusti mediterranei: pieni, buoni e carnosi da farci all’amore. Su tutti, il panino con porchetta di suino siciliano, ragusano DOP, verdure di campagna saltate all’aglio rosso, patè di olive nere e pane casareccio di semi. E i dolci? Una cis cheic talmente buona, che ai panettieri californiani non resta che negoziare la resa.
E voi? Qual è il vostro delivery preferito?