L'autunno in Barbagia profuma di Cannonau
Dal vino alla cucina, la Barbagia offre molto per i viaggiatori curiosi
Per il “continente” la Sardegna è solo Costa Smeralda, sole, mare, estate, aragosta, Vermentino, pane carasau e birra Ichnusa. Su questa terra, passata l’estate, cala il silenzio: un vero peccato non conoscerla in autunno, quando si sveglia la Barbagia, la terra più fascinosa, arcaica e misteriosa. Proprio in Barbagia, dove pure il mare non è così lontano, dove vicino ci sono grotte fabiesche in quel di Ispinigoli, in ogni borgo si accende la festa, a cominciare dalle “cortes apertas”, quasi a sconfessare il carattere chiuso di questa gente. Sì, perché ogni settimana, in uno dei 27 paesi della provincia di Nuoro, le case storiche aprono i loro cortili e, tra questi, si svolge un percorso enogastronomico e artistico. Ovunque si sente il sapore del pane di casa appena sfornato dai forni comuni, il profumo dei dolci tipici che sanno di mani in pasta e soprattutto il profumo di vendemmia.
In uno dei borghi, Mamoiada, famoso per il suo carnevale con le maschere tradizionali Mamuthones e Issohadores, la vendemmia è sentita perché le uve raccolte daranno corpo a un vino straordinario, il Cannonau, un rosso carnoso, succoso, ben descritto dal nome con cui il produttore Giovanni Montisci ha chiamato una delle sue etichette: “Barrosu”, ovvero testardo, che vuole avere sempre ragione. Ho assaggiato questo rosso, allora sconosciuto, la prima volta una decina di anni fa nel ristorante dell’albergo Su Gologone, uno dei posti più affascinanti e più ospitali della Sardegna, dove mi colpì al naso e al palato, ben accompagnato dal maialino arrosto. Questo piccolo produttore sardo ha cominciato con poche bottiglie, che andavano a ruba, tra gli amici, poi piano è riuscito ad aumentare la produzione (5.000 bottiglie) sempre con vigneti di proprietà (circa 2 ettari), continuando con metodi tradizionali, senza solforosa aggiunta. Nel tempo ha assortito la sua offerta con una riserva (Franzisca), sempre da uve cannonau, maturate in botte. Un rosso avvolgente, di rara eleganza. Dal 2009 ha cominciato a produrre, in poche bottiglie, un rosato piacevole e infine dal 2017, un bianco intrigante e sorprendente “Modestu”, ottenuto da uve Moscato secco, che restano sulle bucce cinque giorni.
La Barbagia offre molto al viaggiatore curioso: ad Orgosolo, borgo noto alle cronache pure per gli splendidi murales che danno voce al silenzio degli abitanti. Lo stesso hotel Su Gologone offre una visione artistica unica, fra ceramiche, quadri, ventagli d’epoca dove le camere sono veri musei mignon. La gastronomia barbaricina vanta eccellenti formaggi, quali il discusso, ma da non perdere “casu marzu”, il prosciutto di Desulo, così come la cucina dove c’è una pasta molto antica e rarissima, il “filindeu”, ma altrettanti piatti eccellenti quali: maccarones de busa, sa frue, su pani frattau, sa cordedda, il porceddu arrosto, dolci quali sa seada, sos papassinos.