Barolo fai-da-te
E' lotta ai wine-kit per produrre la finta Docg piemontese e a chi ne utilizza impropriamente il nome
“Sono box che contengono tutto il necessario, così promettono, per farsi un vino casalingo. Vengono venduti a poche decine di euro, alcuni arrivano fino a 50 euro l’uno” - spiega Pietro Ratti, presidente del Consorzio - “Il Consorzio intende proseguire con serietà questa azione di monitoraggio per tutelare la denominazione. Non bisogna abbassare la guardia: ad esempio, abbiamo diffidato alcuni siti inglesi ad utilizzare il nome Barolo. Lo hanno sì cambiato ma con Barolla, che giocando su un’assonanza, induce in inganno il consumatore”.
Non è certo la prima volta che qualcuno usa impropriamente il nome della della Docg più famosa del Piemonte. Già l’anno scorso i barolisti vinsero una causa in Brasile contro una multinazionale di cosmesi che produceva il profumo “Barolo reserva especial”, confezionato dentro a delle piccole ed eleganti barrique. E questa la dice lunga su quanto il fascino dei marchi made in Italy stia crescendo, soprattutto nel settore enogastronomico, e di quanta energia e risorse servano per preservarli dall’arrembaggio dei contraffattori, stranieri e non.