Cosa sono le prenotazioni no show e come si può intervenire
Le prenotazioni no show sono un problema per la ristorazione, ma non il solo. Anche la mancanza di personale formato, il food cost e il reperimento delle materie prime costituiscono delle preoccupazioni. Se ne parlerà a Milano Golosa.
Immaginate di organizzare una cena a casa vostra con degli amici. Fate la spesa, cucinate, preparate la tavola e poi nessuno dei vostri commensali si presenta. Frustrante, no? Ecco, provate a traslare questa stessa sceneggiatura in un ristorante, dove prenotare dei posti e non presentarsi è diventata una pratica sempre più diffusa. Oltre a essere sinonimo di maleducazione, il non arrivo (senza nemmeno un preavviso) denota una mancanza di rispetto per chi, attraverso il suo lavoro, ci sta fornendo un servizio.
I no show, questo il nome con cui vengono definite le prenotazioni fantasma, negli ultimi anni sono un problema significativo per la ristorazione. Ma non il solo. Anche la mancanza di personale formato, il reperimento delle materie prime e il food cost possono costituire delle preoccupazioni per le attività ristorative. Lunedì 16 ottobre a Milano Golosa, alle ore 12.00 nell’area Cooking Show, a queste tematiche sarà dedicato il talk “Ristoratori, la soluzione è online!”, che vedrà la partecipazione di Deliveristo, Premiate Trattorie Italiane e Jojolly.
PRENOTAZIONI NO SHOW, LA PAROLA AI TRATTORI E AGLI OSTI
In questo articolo vogliamo però concentrarci sulle prenotazioni no show e sui danni che provocano alle attività ubicate in località non facilmente raggiungibili, che spesso sono costretti a dire no a dei clienti per poi ritrovarsi dei tavoli vuoti, magari anche in orari di punta.
“Essendo un locale di provincia, difficilmente riusciamo a tappare il buco. Credo che i no show siano solo un problema di buona educazione e di rispetto. Basterebbe semplicemente avvisare perché nessuno fa cause per questa cosa. Così come con un parrucchiere, con un estetista o con qualsiasi lavoro che si commissiona, se non si può andare, si disdice, allo stesso modo bisognerebbe comportarsi con un ristorante.
Ma visto che talvolta la buona educazione latita, per tutelarci, al momento della prenotazione, facciamo sottoscrivere al cliente, obbligatoriamente, una policy che prevede, in caso di no show, l’addebito di 50 euro di costo di gestione. Per prevenire richiamiamo tutti prima”, ci spiega Federico Malinverno, titolare del caffè La Crepa di Isola Dovarese, luogo in cui non ci passi per caso, ma ci vai forse solo per mangiare in questa storica trattoria.
La policy del Caffè La Crepa è visibile nel sito della trattoria sotto il form da compilare per la prenotazione di un tavolo. In caso di no show verrà applicato, tramite paypal, un costo di gestione pari a 50 euro a persona. E, se non si risponde, la prenotazione verrà cancellata dopo 120/240 minuti.
A Federico fa eco Sergio Circella, titolare della Brinca di Ne di Genova, altro posto non proprio a portata di mano in cui, se disdici, difficilmente si riesce a rimpiazzare il vuoto. Per arginare il fastidioso problema delle prenotazioni no show, Sergio ha adottato una soluzione che gli permette di ridurre drasticamente i danni: la prenotazione per iscritto, in cui al cliente vengono richiesti tutti i dati, poi trasmessi al personale via whatsapp. “Anche se è più laboriosa, abbiamo scelto la forma scritta perché ci tutela di più.
Abbiamo evitato le piattaforme che sono troppo lunghe a favore di un servizio più immediato su whatsapp”, ci racconta Sergio che, ci tiene a precisare: “spesso la gente prenota con anticipo e si dimentica, ma per un locale come il nostro, lontano dal centro, è un danno. Per quanto la legge lo permetta, trovo antipatico il prelievo forzato dalla carta di credito. Preferisco un metodo più soft che possa insegnare che il no show è un atto lesivo della dignità e del lavoro del trattore, del personale e della categoria tutta. Occorre sensibilizzare di più la gente al rispetto verso la ristorazione”.
Enrico Maria Porta all’Osteria Alla Concorrenza di Milano non ha problemi a riempire un tavolo lasciato vuoto da una prenotazione no show, perché via Melzo è talmente affollata che si fa presto a colmare un buco. Ma l’oste milanese il non presentarsi senza preavviso proprio non lo tollera e dal suo profilo instagram lancia spesso messaggi per denunciare questo gesto di maleducazione.
“Uno si impegna a fare ricerca di prodotto, inseguire la qualità, raccontarla e magari, dall’altra parte, si riduce tutto a una persona che ti butta giù il telefono in faccia. Credo che, oltre a essere un danno economico, perché lo è (ho fatto un calcolo che i no show possono incidere sul bilancio annuale facendoti perdere migliaia di euro), sia soprattutto una questione di maleducazione. Io non adotto precauzioni particolari, semplicemente se uno non si presenta, lo chiamo per confermare e, se non risponde al telefono o lo butta giù, dopo venti minuti diamo via il suo posto.
Sono fortunato perché mi trovo in una zona molto frequentata, anche se spesso assistiamo a no show parziali, soprattutto durante il fuorisalone, quando prenotano per comitive e poi si presentano in due o si alzano dopo cinque minuti senza nemmeno ordinare. Più difficile per i miei colleghi che hanno i ristoranti ubicati in zone non proprio di passaggio: mi rendo conto che per loro è un vero e proprio danno. Chi li tutela? All’estero, quasi ovunque, viene richiesta la carta di credito a garanzia, in Italia no. Perché? Bisognerebbe rieducare il consumatore e sensibilizzarlo”.
E GIURIDICAMENTE?
Già, perché in Italia i ristoratori, al momento della prenotazione, non richiedono la carta di credito del cliente a garanzia, come avviene negli hotel? Abbiamo chiesto all’avvocato Filippo Tallia, dello studio legale Tallia Ioppolo di Milano se giuridicamente si può fare e la sua risposta è stata sì.
“Giuridicamente si può fare, ovviamente nei limiti della trasparenza. Io, ristoratore, devo far compilare un form di prenotazione dove dichiaro chiaramente che il cliente ha una scadenza (che può essere di 72/48 ore) entro la quale può disdire senza impegno.
Superata questa, gli verrà applicata una penale. Questo abbatterebbe decisamente il no show perché è come se venisse stipulato un contratto a distanza: ti offro un servizio e, se recedi, metto una penale. In Italia la maggior parte dei ristoratori non chiede la carta di credito del cliente a garanzia della prenotazione solo per abitudine e per forma mentis, ma non perché non sia legale”, spiega Filippo.