Basilicata, patrimonio di vite e storia
La Basilicata è una regione piccola, ma ricca di storia, di buon cibo e ottimo vino. La viticoltura lucana affonda le sue radici nella colonizzazione greca. Scopriamo insieme i vitigni più diffusi e i vini che potrete assaggiare a Milano Golosa, dal 14 al 16 ottobre al Palazzo del Ghiaccio.
Una regione piccola, come altre del sud Italia poco battuta dal turismo, fatta eccezione per il suo gioiello patrimonio Unesco, la città di Matera. E, purtroppo, ancor meno al centro dei riflettori per studiosi e appassionati di enologia e viticoltura. Invece, la Basilicata custodisce un patrimonio diffuso, unico sia dal punto di vista ambientale, sia storico viticolo, che affonda le sue radici nella colonizzazione greca dell’VIII sec. a.C., di cui restano, ancora oggi, tracce evidenti.
I GRECI E L'AGLIANICO
Quando i Greci approdarono sulla costa ionica, introdussero all’interno della regione, nelle sue aree collinari e pedemontane, la viticoltura con le loro varietà di vite, tra cui Moscato, Malvasia, sia bianca che rossa, e, ovviamente, l’Aglianico. Sebbene ne siano ormai state consolidate le origini greche, sul suo arrivo in Basilicata vive ancora il dubbio che possa essere giunto dalla Campania.
In ogni caso, in Lucania, l’Aglianico ha sviluppato un biotipo diverso, detto Aglianico del Vulture. Il motivo è semplice: il Vulture, vulcano spento a nord-est della regione, costituisce oggi come ieri un ambiente incontaminato, ricco di boschi, sorgenti, torrenti sub-montani, aree da pascolo e popolato da specie di fauna selvatica. I suoi suoli, poi, vulcanici ça va sans dire, costituiti da rocce effusive, a tessitura franco sabbiosa-argillosa, ben drenati e con abbondante presenza di sostanze minerali, determinano quelle condizioni ideali per dar vita a una viticoltura di qualità, portata avanti, dai Greci in poi (tanti gli scrittori romani che raccontano la viticoltura del Vulture), sui rilievi di bassa montagna a media pendenza.
Dei Greci è rimasto anche il sistema colturale utilizzato (sebbene ormai sempre meno) per l’Aglianico: l’alberello enotrio a palo secco, ovvero un sistema di legatura della pianta di vite a un palo ligneo o canna, che sarebbe stato perfezionato, se non addirittura inventato, nelle antiche colonie greche della Lucania e della Calabria, dove è altrettanto diffuso.
NON SOLO VINI ROSSI
Anche se la star resta lui, l’Aglianico, detto il “Barolo del sud” dai viticoltori piemontesi che giunsero qui dopo l’unità d’Italia, la Basilicata difende anche una piccola produzione bianchista, a opera di uve bianche di antica tradizione. Su tutte un biotipo locale di Malvasia, la Malvasia Bianca di Basilicata, diffusa in particolare nella zona DOC Grottino di Roccanova. Come altre varietà di Malvasia, viene annoverata in questa grande famiglia di uve talvolta diverse, spesso accomunate solo dal nome che deriva loro dalla penisola greca di Monemvasìa.
Quella di Basilicata è una Malvasia aromatica, analoga, ad esempio, alla Malvasia puntinata del Lazio, con la quale condivide la colorazione in maturazione del grappolo che va dal giallo al rosa e la rotondità degli acini. In regione ha sempre dato vita a vini quotidiani, semplici, beverini e profumati, spesso in uvaggio con altre varietà.
L’altro vitigno greco è il Moscato di Basilicata, anch’esso disperso nella grande famiglia dei Moscati, caratterizzato dalla tipica aromaticità. Entrambi i vitigni sono testimonial dei due macro areali viticoli che caratterizzano la Basilicata: danno vini (con declinazioni anche in passiti e spumanti), freschi, algidi e profumati nelle aree interne di alta collina e montagna, oppure vini solari e sapidi man mano che ci si avvicina alle zone del materano, coi suoi terreni sabbiosi, e della costa tirrenica, dai suoli calcareo-argillosi. Non manca, poi, tutto il panorama di vitigni tipici del sud, dal Fiano al Primitivo, provenienti dalle regioni limitrofe, come pure le varietà internazionali arrivate in epoca post fillosserica o più recente, come il Cabernet sauvignon e il Syrah che popolano in particolare l’area della Val d’Agri e di Roccanova.
Se siete curiosi di scoprire di più della Basilicata del vino, vi invitiamo a partecipare ai due seminari che si terranno durante l’evento Milano Golosa, in cui affronteremo nella ricchezza delle produzioni lucane, non solo enologiche, assaggiando i prodotti di tre cantine – Vitis in Vulture, Gioia al Negro e Feudi Porsia – che operano in diversi areali della regione.