Una bella sorpresa gastronomica a Milano
Al ristorante Tommasi si mangia bene, all'insegna della sperimentazione
Settembre andiamo è tempo di mangiare, parafrasando il Vate. Vendemmie tardive o meno, idee nuove, propositi rispolverati. Il trauma scolastico rimane e l’anno nuovo comincia ora. Ci aggiriamo per una città che è ora chiamata al consolidamento di quella fase neo-rinascimentale creatasi grazie all’abbrivio dell’Expo. Dicono al bar, al bancone mentre si beve un campari vecchia Milano, che metà dei locali inaugurati negli ultimi 12 mesi chiuderanno entro la fine dell’anno (solare). Non sappiamo se questa sia una stima prudente o meno, ma sappiamo sicuramente di aver scovato un ristorante, lontano per cultura e classe dalle pagine dei blog compiacenti o dalle carbonerie identitarie in chiave moderna, che non chiuderà, no matterExpo.
Si chiama Tommasi ed è riparato in una di quegli angoli nascosti di Milano che rendono la città così ostile al primo sguardo, proprio perché prospera di cortili e giardini segreti. Come nascosti lo sono i tavoli di questo ristorante, nato come cocktail-bar e ora bifronte: all’aperitivo e al dopo cena un barman che medica l’arsura della gola, e durante le ore dei pasti una brigata che cura lo stomaco, con un patron che lascia i suoi ragazzi divertirsi, provare, sbagliare, e soprattutto stupire.
Qui la giovinezza non si fugge, ma si mangia, si vive all’insegna della sperimentazione: il menù è diviso ad aree, pesci carni e paste. Ma non pensiate a quei menù vecchia scuola con una ventina di primi e una ventina di secondi che ci si viene a chiedere se per caso lo chef ha preso in prestito la cucina di un altro locale: poche portate selezionate avendo come guida la qualità delle materie prime. Difficilmente replicherete la stessa cena: le proposte del giorno sono sempre interessanti, l’ultima volta la scelta è caduta su polpette di gamberi con salsa agro-piccante a base di cipollotto, peperoncini dolci e sapori orientali, ricordo poi un culatello di zibello di Soragna con fichi di stagione e un’insalata russa che farebbe risvegliare con la sua freschezza e armonia anche il vecchio chef Olivier, suo inventore. E che dire di quell’azzardo di unire il sashimi di salmone con la stracciatella e la salsa di soia. Stupefacente, come la mousse di tonno con pane guttiau (esotismo che indica pane condito).
Piattini li chiama l’oste, ma come sempre nella lingua italiana il diminutivo rimane un minus: viaggio gastronomico lo chiamerei io. Per i più timorosi ogni giorno una zuppa del giorno, come la crema di zucchine e menta piuttosto che il gazpacho ghiacciato degno della duchessa di Alba di cui viene replicata la ricetta originale. Oppure si può concludere con un’entrecote di carne vieja spagnola che letteralmente si scioglierà a contatto con il vostro palato. Carta dei vini di cui non si conosce la metà dei prodotti. Ed è un bene così.
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RISTORANTE BAR TOMMASI
Piazza Giovine Italia 2, Milano
T. 02.43986227
M. info@tommasimilano.com