Ristoranti a Milano
Un sogno per palati double-face
Metti una sera a cena con voglia di spaghetti al pomodoro, magari preceduti da un misto di affettati o da un tagliere di formaggi. E la sera dopo invece di foie gras della casa, cotto nel torcione, servito con il pane brioche caldo e confettura di pomodoro, a seguire ravioli di sola pelle di latte bollito ripieni di zucca con salsa al sesamo fresco.
Insomma voglie double face di sedersi a tavola, spesso presenti, ma in momenti diversi. Sarà possibile nello stesso posto? Forse sì, a Milano, nei Navigli in un locale, dagli anni’80 sulla breccia, soprattutto per la carta dei vini, di cui è sempre stata autrice, la patron, Magda, una delle prime sommelier donna della città.
Tuttora l’insegna recita Al Pont de Ferr, Osteria con cucina (55 Ripa di p.ta Ticinese, tel. 0289406277), sempre aperto sette giorni su sette. Il locale, sempre uguale nel tempo, è davvero osteria negli stilemi classici, la carta dei vini è sempre intrigante, pronta ad offrire qualche chicca, introvabile altrove, ma la cucina è alquanto bizzarra, non rispecchia il luogo, il bancone, i tavoli. Un falso?. No davvero forse un modo nuovo, informale (pure l’apparecchiatura) di offrire piatti che la tendenza vorrebbe altrove magari in un locale minimalista di design, tovaglie firmate, argenti, maitre in nero.
Al Pont de Ferr non è così, neppure lo chef proviene da stage in ristoranti blasonati: Matias Perdomo è uruguaiano, paese della cui tradizione non c’è traccia nella storia culinaria. Un cuoco che mi ha raccontato di aver sempre avuto un sogno incubo: chef italiani e francesi che gli urlano di non saper cucinare (ha imparato eccome). Forse per questo una parte del menu è titolata: “questa notte lo chef ha sognato”, da cui petto di piccione cotto in sfera di sale servito con mousse di barbe rosse e la piuma di maiale iberico al forno con crema di burrata e ricci”. A cui si possono aggiungere due proposte, dove si vede ancora la mano ispirata: la cipolla rossa di Tropea caramellata con formaggio di capra fresco, servita in un involucro, ottenuto con una tecnica che ricorda la soffiatura del vetro e gli sfilaccino di filetto al bue all’extravergine con polvere di nocciola fresca.
Al Pont de Ferr comunque gli spaghetti sono di Benedetto Cavalieri, oltre al pomodoro nella pietanza c’è colatura di alici, calamaretti spillo, aglio, olio e peperoncino...insomma dell’ osteria è rimasta l’atmosfera, i Navigli e la carta dei vini. Non è poco! Sine qua non