Nel Polesine parmense una stella di trattoria

Si respira piacere e benessere, ma la sensazione non è semplicemente legata all’altissima aspettativa relativa alla cena – aspettativa del tutto confermata – bensì alla stretta di mano e allo sguardo del patron, chef, oste del locale, burbero all’apparenza ma simpatico e garbato nei fatti. È come se, entrando nel locale, ci si lasciasse prendere per mano, sapendo che per quelle due ore si sarà protetti da un’entità superiore.

Siamo nella bassa padana, più precisamente nel polesine parmense, a Soragna, e mai nome fu più appropriato: la cena consumata alla Stella d’oro sarà sicuramente ricordata a lungo. Forse per quello champagne iniziale – suggerito dallo chef all’interno di una selezione infinita – tanto morbido, quanto ghiacciato, accompagnato da una spuma di faraona semplicemente perfetta. O per quel piatto di culatello, tanto sobrio quanto ricco di gusto, nella sua semplicità. O ancora, per i migliori carnivori, il duetto di tartare, di fassona e di cavallo, con quest’ultima che, superate le prime rimostranze etiche, si scioglieva al contatto con il palato; oppure il carpaccio tiepido di manzo, accompagnato da carciofi croccanti e purè.

Le pappardelle fatte in casa, gialle e corpose, accompagnate da un sugo di fonduta di parmigiano e salamino fresco, rappresentano il piatto più buono della stagione. L’esecuzione dei tortelli con ricotta, erbetta, burro e parmigiano è semplicemente perfetta, mentre il risotto al lambrusco con crema di parmigiano eccelle per i sapori – intensi ma ottimamente bilanciati – e la perfetta cottura, con chicco sapientemente sgranato.
I dolci sono all’altezza, con una zuppa inglese che spicca per golosità. Carta dei vini di assoluto spessore, con prevalenza di etichette piemontesi dove, tra vini ruffiani e produzioni di nicchia, si potrà trovare l’etichetta migliore. Come ci dice il padrone, mangiare bene è un vizio a cui bisogna cedere. E alla Stella d’Oro si viene anche per questa ragione.