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Il cenone Zibaldone

L'anno che volge ha visto imperversare il cibo, visto, parlato e in rete. Ma quanto durerà questo festival della cucina mediatica?


Wilma

È stato l'anno di Giacomo Leopardi, rievocato in un film, come è capitato a ben pochi poeti e letterati. A me, di lui, sono tornate in mente lacune splendide prose e, soprattutto, lo Zibaldone, il crogiolo dei suoi pensieri. "Zibaldone" è una splendida parola per salutare il 2014 con riflessioni gastronomiche, mentre corriamo verso il 2015.

L’anno che volge (non al desio) è stato – ancor di più – all'insegna degli chef, guru incontrastati di tv, giornali e riviste, e al centro dei chiacchiericci negli uffici, in treno, nei salotti di casa, nelle sale d’attesa dei parrucchieri e dei dentisti.

Insomma, a fronte dei ristoranti semi vuoti, ha imperversato il cibo visto, parlato e, soprattutto, in rete. Si mangia sempre più con lo smartphone o con l' pad, con il taccuino e la penna a portata di mano, piuttosto che con la bocca, il cucchiaio e la forchetta. Peccato perché molti piatti, quando perdono la temperatura prevista, possono diventare immangiabili, ma ciò che conta è essere seduti lì, dove lo chef, preferibilmente mediatico, ha il suo palcoscenico. Magari non c’è perché ha un evento a casa di un privato,  oppure ha uno show cooking al festival di Roccacannuccia o un promo da registrare. Non c’è da scoraggiarsi, spesso il sous chef è più bravo.

Durerà questo barnum del cibo? Sempre in prima pagina, ma sarà tutto rosa? A leggere i dati sui consumi e sul saldo chiusure-aperture dei locali non parrebbe proprio così, anzi. Ma che importa, tanto è in arrivo il cenone. Il festival delle lenticchie, dell'uva e del capitone per ingraziarsi il dio denaro e la fortuna che, a quanto pare, bacerà solo gli agriturismi.

Speriamo siano in regola con il provvedimento comunitario sugli allergeni scritti nel menu vicino ai tortellini o al formaggio e, soprattutto speriamo che sui tavoli siano sparite le vecchie oliere, sostituite dalle bottiglie con tappo antirabbocco. Ci mancherebbe non fosse così: la maggior parte degli agriturismi dichiara di produrre tutto direttamente, a cominciare dall'olio extravergine d'oliva. 


Largo poi al panettone (attenzione al glutine, riportato in menu), ma non solo, anche alla gubana friulana e al pandolce genovese. Ma non rovinateli con gli spumanti metodo classico, fate invece ricorso a un buon Moscato. 
Poi, pazienza, a mezzanotte i tappi voleranno e, a quanto pare, con milioni di bottiglie di spumanti "made in Italy" (con il prosecco sempre più sugli scudi) messaggio ripetuto non so quante volte, quasi a scacciare lo champagne. Ma le griffe (Krug, Dom Perignon, eccetera) saranno sempre presenti nonostante la roboante campagna del "bere italiano".

Ai lettori un goloso 2015.

Sine qua non 

 

 

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