Un vino che racchiude tutta l’anima del Sorbara
Vi presentiamo il Lambrusco del Fondatore di Cleto Chiarli
Un vitigno pregiato e antico, il Sorbara, la cui storia ha origine dall’addomesticamento di viti talmente selvatiche da essere preda degli uccelli. A caratterizzare quest’uva secolare e fortemente legata all’identità del territorio in cui viene coltivata (siamo nella modenese Sozzigalli) sono le piccole dimensioni dell’acino che non supera i pochi millimetri di diametro. La poca resa della polpa tuttavia viene compensata dalla qualità del prodotto che ne deriva. Un vitigno esigente e capriccioso che allevare diventa un’impresa quasi eroica: una sfida che pochi viticoltori hanno deciso di accettare.
Nella Tenuta di Sozzigalli Mauro Chiarli conduce personalmente 25 ettari di terreno ottenuti da un paziente lavoro di riordino e di recupero di rari cloni di Sorbara. Appena a nord di Modena, nelle terre alluvionali dei fiumi Secchia e Panaro, dove alte percentuali di limo e sabbia si mescolano alle argille: è qui che il Sorbara trova il suo habitat d’elezione. Una zona particolarmente vocata alla sua crescita che viene favorita da una conduzione basata sull’inerbimento dello spazio tra filari e sulla lotta integrata. La felice gestione di questo terreno comporta un rafforzamento della sua portanza, della sua porosità e della sua struttura: condizioni imprescindibili per la realizzazione del pluripremiato Lambrusco del Fondatore, Lambrusco di Sorbara Doc.
Prodotto con uva Sorbara in purezza, il Fondatore si contraddistingue per la sua spuma fine ed evanescente, dal colore chiaro e vivace. La spuma viene ottenuta dalla fermentazione naturale in bottiglia cui segue una stagionatura di sei mesi. Per la vinificazione del Fondatore Cleto Chiarli è ritornato al metodo di produzione del Lambrusco tradizionale, pre Charmat che consiste in una doppia fermentazione, in acciaio e in bottiglia.
“Nel Fondatore il processo produttivo segue quello della tradizione del Lambrusco, utilizzato prima dell’introduzione del metodo Charmat che avvenne, nella nostra zona, alla fine degli anni Cinquanta. Significa che il mosto, dopo il periodo di macerazione, viene lasciato fermentare avendo cura di mantenere temperature controllate per preservarne le migliori caratteristiche. Viene poi imbottigliato a febbraio/marzo dell’anno successivo alla vendemmia prima che gli ultimi residui zuccherini fermentino completamente. Con l’avvento della primavera e l’aumento delle temperature inizia una seconda fermentazione con conseguente presa di spuma grazie all’azione dei lieviti sul residuo di zuccheri presenti nel vino. Il risultato è che il prodotto finale presenta una leggera velatura frutto del residuo di questa seconda fermentazione”, spiega Anselmo Chiarli. Dal piacevole bouquet fruttato al naso, il Fondatore ha un gusto secco e sapido che lo rende adatto ai matrimoni con i migliori piatti della cucina emiliana: dai tortellini alle carni bollite, alla torta fritta con culatello e spalla cotta.
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CLETO CHIARLI TENUTE AGRICOLE
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