Pinot nero alla riscossa
Un vitigno sensibile e delicato che si sta facendo sempre più strada sul mercato internazionale e italiano. Le caratteristiche e i luoghi dove si coltiva.
Come sarà il domani del Pinot nero in Italia? Grande boom o un forte declino per la corsa alla sua produzione? Il successo di questo rosso, negli ultimi anni, è davvero imponente.
Ricorda le prodezze dello Chardonnay e del Cabernet sauvignon degli anni ’80, quando sulle ali della notorietà delle etichette francesi, americane e australiane, i territori italiani furono, in larga parte, invasi da quei due vitigni internazionali tra i più gettonati a livello mondiale.
IL BOOM DEL PINOT NERO IN ITALIA E NEL MONDO
Negli ultimi periodi il vino più ricercato sembra essere appunto il Pinot nero, anche questo appartenente al gruppo di vitigni internazionali, la cui origine è in Borgogna, regione in cui sono creati alcuni tra i più grandi vini rossi del mondo. Viene coltivato in più di 40 paesi, con in testa, per superficie coltivata: Francia, Stati Uniti e Germania e per ettari, le prime 3 zone sono: champagne, Borgogna e Oltrepò Pavese.
Dalla Borgogna (la Cote d’Or è il paradiso di questo vino), storia e mito del pinot nero, alla Germania, al Nuovo Mondo degli Stati Uniti (Oregon e Napa Valley) e alla Nuova Zelanda, sono 130 mila gli ettari coltivati nel mondo.
E in Italia sono circa 5 mila: dall’Oltrepò Pavese, all’Alto Adige, al Trentino, ma anche nella Valle d’Aosta, in Toscana e, più a sud, nei Colli Pesaresi. Mentre Alto Adige e Oltrepò Pavese sono territori noti, da sempre, per la produzione di Pinot nero, di recente alla ribalta, inaspettata, sono balzati due territori in Toscana, poco conosciuti in passato per la viticoltura: il Casentino (Podere della Civettaja e Cuna) e il Mugello (il Rio e Podere Fortuna).
UN VITIGNO NON FACILE
Il Pinot nero non è di facile coltivazione, predilige un clima relativamente fresco e terreni argillosi e calcarei, che costituiscono la base del concetto emblematico di terroir. Un vitigno molto sensibile a gelate tardive, peronospera, botrite. Insomma, delicato e difficile.
Queste peculiarità fanno capire quanto sia complicata la sua coltivazione, anche rispetto ad altre varietà molto richieste, ma il tam tam, che si è sviluppato negli ultimi anni, ha convinto molti produttori, in terreni poco vocati, trainati dalla crescita della domanda, a mettere sul mercato dei Pinot neri che non presentano le caratteristiche tipiche di eleganza e freschezza, di sentori speziati, profumi di frutta rossa e tannini in equilibrio.
Si legge così Pinot in etichetta, ma i cui aromi e bouquet portano il naso e il palato a un altrove poco significativo. Il grande successo del Pinot nero è certamente dovuto alla sua perfetta adattabilità non solo alle carni bianche, ma ai piatti di pesce, con temperatura di servizio di 14/15°, spesso richiesta che crea tuttora sconcerto nei locali.