Bisol, i pionieri del Prosecco Superiore
Vi presentiamo l'azienda ambasciatrice nel mondo di Prosecco Superiore DOCG
Oggi il successo del prosecco sul mercato italiano ed estero sembra essere scontato. La domanda è inarrestabile, parallelamente cresce la produzione. Stare dalla parte di queste bollicine dall’innegabile appeal oggi è abbastanza scontato, ma c’è chi è stato lungimirante. Gianluca Bisol aveva previsto questo business già dieci anni fa, quando affermò che le vendite del Prosecco avrebbero superato quelle dello champagne, cosa che è effettivamente avvenuta nel 2013. E non ci stupisce, dato che il suo nome e quello della Bisol Desiderio e Figli, di cui è Presidente, è intimamente legato al territorio di Valdobbiadene, cuore della produzione del Prosecco Superiore. La vocazione viticola ed enologica della Bisol affonda le sue origini sin dal 1542, come testimoniato da documenti ufficiali di quell’anno che raccontano la presenza di vigneti a Santo di Valdobbiadene coltivati dalla famiglia Bisol. La cantina oggi è specializzata nella produzione di Prosecco Superiore DOCG, di cui è ambasciatrice nel mondo.
Ecco perché di fronte all’incredibile successo di questo spumante abbiamo chiesto a Gianluca Bisol di spiegarci la differenza tra le denominazioni Prosecco DOC e Prosecco Superiore DOCG (Conegliano Valdobbiadene e Asolo) e di capire cosa intendiamo con la denominazione Rive che caratterizza le diverse espressioni del Conegliano Valdobbiadene. Il Prosecco Superiore DOCG – ci spiega Bisol - è prodotto solo nelle ripide colline che vanno da Conegliano a Valdobbiadene: una viticoltura totalmente manuale, eroica, frutto di duro impegno, esperienza e tradizione famigliare. Alla produzione storica del Conegliano Valdobbiadene si è affiancata nel tempo quella dei colli Asolani, piccola area anch’essa a DOCG e, a partire dal 2009, l’area del Prosecco DOC. Quest’ultimo viene prodotto totalmente in pianura con uve da vigneti coltivati in 9 Province del Veneto e del Friuli Venezia Giulia. Un dato fa sicuramente riflettere: in alta collina, dove ci sono i pendii più scoscesi, servono 900/1000 ore per ettaro per lavorare i vigneti, mentre in pianura parliamo di sole 80/90 ore. Considerazioni che hanno riflessi importanti sulla qualità e sul prezzo finale.
Nel 2009 il disciplinare di produzione del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG ha introdotto la denominazione Rive, termine che va a indicare i pendii più scoscesi. Le Rive sono 43, ognuna di esse esprime una diversa peculiarità di suolo, esposizione e microclima. Questa ulteriore distinzione – ci racconta Bisol – ha reso più complicata la scelta per il consumatore finale, soprattutto per quello estero. A mio avviso – continua Bisol – serve rendere l’attuale classificazione più chiara e immediatamente accessibile. Andrebbe infatti evidenziata maggiormente in etichetta la differenza tra Prosecco Superiore DOCG e Prosecco DOC. I termini Conegliano e Valdobbiadene, che attualmente compaiono in etichetta in molteplici combinazioni, andrebbero integrati all’interno delle Rive. L’etichetta finale, quindi, riporterebbe la dicitura Prosecco Superiore DOCG con l’aggiunta facoltativa del riferimento territoriale. Il Superiore di Cartizze, ai vertici della piramide qualitativa del Prosecco Superiore, resterebbe una tipologia a sé com’è già oggi.
Una maggiore consapevolezza del consumatore finale, unita a una cultura al consumo di eccellenza, saranno fattori imprescindibili per mantenere e consolidare il successo del Prosecco Superiore nel mondo.
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BISOL
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