Birra analcolica: 10 assaggi per ricredersi
Negli ultimi anni la birra analcolica ne ha fatta di strada e oggi rappresenta una valida e gratificante alternativa per chi sceglie di bere alcol free. Ma è veramente sana? Come si produce?
- Birra analcolica: parliamone
- Cos'è la birra analcolica?
- Come si fa questa birra?
- è sana?
- Di cosa sa?
- I 10 migliori assaggi
BIRRA ANALCOLICA: PARLIAMONE
«Una notte senza te è senza senso come una birra analcolica» cantava J-AX nel 1999. Schernita, bistrattata, considerata peggio della mezza pinta (formato “illegale” per i puristi del boccale), negli ultimi anni la birra analcolica di strada ne ha fatta tanta. Arrivando a rappresentare, oggi, un’alternativa sempre più gratificante per chi, per le ragioni più svariate – dalle norme di guida sempre più restrittive alla gravidanza fino a diete e precetti religiosi – non possa assumere alcol, ma non voglia rinunciare al piacere di un bicchiere di birra a casa o fuori.
Così, dopo il successo dei “virgin” cocktail, anche la birra analcolica si guadagna il suo piccolo angolo di paradiso. E di mercato, visto che, nel 2019, a livello mondiale è stata calcolato un aumento del valore superiore a 9,5 miliardi di dollari, con una previsione di crescita stimata al 7,5% annuo almeno fino al 2026, anno in cui potrebbe superare i 29 miliardi di dollari (indagine di Global Market Insights). Senza contare l’investimento sempre maggiore da parte di birrifici industriali e artigianali nella produzione e nella comunicazione di una bevanda che, pur esistendo da decenni, mai aveva conosciuto un tale interesse.
Ne ho assaggiate diverse e selezionato le 10 che mi hanno convinto di più, per dimostrare come davvero ne esistano ormai alternative per tutti i gusti. Prodotti che non vi faranno rimpiangere la cola con fettina di limone o il succo d’ananas che si era costretti a ordinare al pub come unica possibilità alcol free. Nell’attesa che arrivi anche in Italia un pub dedicato alla sola birra analcolica, come quello lanciato per la prima volta nel 2020 a Londra dal birrificio scozzese Brewdog, che ha in programma anche una prossima apertura su Milano.
COS'È LA BIRRA ANALCOLICA?
In Italia in base all’art. 19 Dlgs 109/1992 viene considerata analcolica una birra con tasso alcolico volumetrico (TAV) tra 0,0% e 1,2% e grado saccarometrico Plato compreso tra 3 e 8, percentuale ritenuta irrilevante dal punto di vista degli effetti da alcol (attenzione: non in USA e in UK, dove rientra nell’analcolico solo un TAV rispettivamente fino allo 0,4% e allo 0,05%). Prima di arrivare alle birre “normali” (dai 3,5% vol. in su), c’è poi un’ulteriore fascia di birre dette “leggere o a basso contenuto alcolico”, ovvero con alcol compreso tra 1,2% e 3,5% e grado Plato tra 5 e 10,5.
COME SI FA QUESTA BIRRA?
Il processo di produzione è analogo a quello di qualsiasi altra birra, ovvero tramite la fermentazione alcolica degli zuccheri presenti nel malto di orzo o altri cereali a opera di lieviti, come i Saccharomices carlsbergensis o cerevisiae. Dopodiché, per far sì che una birra diventi priva di alcol, esistono sostanzialmente tre vie: la sottrazione, la diluizione e il controllo della fermentazione.
La sottrazione consiste nel rimuovere fisicamente l’alcol a fermentazione conclusa. Tale operazione viene praticata con metodi chimico-fisici molto avanzati, come l’evaporazione sottovuoto, la dialisi su membrana o l’osmosi inversa, accessibili di norma solo ai grandi produttori che operano su scala industriale. La diluizione prevede invece di produrre una birra molto concentrata e di diluirla con acqua fino al raggiungimento del grado alcolico desiderato, procedendo poi alla rigassificazione.
Per i piccoli produttori, il sistema più utilizzato è però quello del controllo della fermentazione che mira, appunto, a contenere la fermentazione alcolica o a interromperla (ad esempio, con il cold crash che abbassa repentinamente la temperatura, bloccando il lavoro dei lieviti). Questa tecnica comporta la permanenza di zuccheri non svolti nel prodotto finale, per i quali si rendono indispensabili, ai fini della stabilità microbiologica, microfiltrazioni ed, eventualmente, pastorizzazione, volte a evitare che residui di lieviti possano avviare rifermentazioni indesiderate in bottiglia.
Per ridurre l’inconveniente degli zuccheri residui e il grado alcolico potenziale all'origine, di norma questo sistema si accompagna a interventi biologici preventivi, come l’utilizzo di mosti poco fermentescibili (ottenuti da cereali non maltati, o maltati con basso potenziale di saccarificazione), e di ceppi di lieviti "pigri" cioè con vie metaboliche a basso potere alcoligeno, come i lieviti non-Saccharomyces, i ceppi ibridati o addirittura altri tipi di microrganismi.
Proprio su questi ultimi si sta concentrando la ricerca di settore, con risultati incoraggianti che potrebbero aprire la via a un nuovo modo di produrre birra a basso o nullo contenuto alcolico.
È SANA?
Nonostante l'eventualità di avere più zuccheri non fermentati, per via dell’assenza (o quasi) di alcol, il contenuto calorico di una birra analcolica rimane comunque inferiore fino al 30% rispetto a quello di altre birre (l’apporto di una analcolica si aggira tra le 25-28kcal/100g contro i 32-36 di una lager da 5 vol. alc., la tipologia meno calorica e più consumata).
Una buona notizie per chi è a dieta, ma anche per gli sportivi, perché l’assenza di alcol mette in luce anche tutta una serie di aspetti nutrizionali positivi della birra, come la ricchezza di polifenoli (circa 30 mg/100 ml), di vitamina B12 (5,2% RDA/100 ml), di acido folico (10% RDA/100 ml), l'elevato contenuto di calcio e potassio (8 mg/100 ml) e la bassa quantità di sodio (1,3 mg/100 ml), che la rendono ideale come bevanda per reidratarsi dopo l'attività fisica.
Un recente studio, condotto dall’Universidade Nova de Lisboa e pubblicato sul Journal of Agricultural and Food Chemistry, avrebbe evidenziato, infine, che un consumo moderato di birra analcolica potrebbe avere effetti benefici sull’organismo e in particolare sul microbioma intestinale. Insomma, una birra analcolica sarebbe più salutare persino di un succo di frutta, che è decisamente più calorico (56 kcal/100 g), più zuccherino e nemmeno esente dal rischio di una bassa fermentazione alcolica spontanea!
DI COSA SA?
All'assaggio la birra analcolica si rivela in tutti gli stili generalmente più dolce, per l'assenza della nota amara conferita dall'alcol e la possibile maggiore quantità di residuo zuccherino: sta all’abilità del mastro birraio riuscire a compensare questa tendenza con un'adeguata luppolatura. Sempre in linea generale, gli aromi, il corpo e la frizzantezza potrebbero risultare un filo più attenuati rispetto a una birra classica, mentre mancherà del tutto o quasi (a seconda del TAV) l'effetto corroborante dato dall'alcol. È vero, talvolta una birra analcolica potrebbe apparire meno intensa e appagante di una birra "normale", ma la ricerca di settore sta progredendo rapidamente ed esistono già prodotti in grado di non farvi rimpiangere per niente le classiche birre: ve ne consigliamo 10. Provare per credere.
I 10 MIGLIORI ASSAGGI
Vi proponiamo una selezione di 10 birre analcoliche, diverse per stili e provenienza, che non vi faranno rimpiangere l’alcol.
Lowlander
Witbier brewed with reclaimed orange&lemon peel
Alc. 0.00%
Giallo brillante, con schiuma cremosa. Naso molto intrigante nei toni agrumate di lime, zenzero, passion fruit, timo serpillo ed erba cedrina. L'assaggio è coerente, molto fresco e dissetante, con carbonica carezzevole e congedo agrumato. La birra perfetta per dissetarsi sotto al sole.
Bird Brewery
White IPA
Alc. 0.3%
Giallo oro appena opaco, con schiuma candida e piuttosto compatta. Profumi intensi di agrumi, erbe e frutta tropicale (pompelmo, limone, erba cedrina, passion fruit) all’olfatto. Gusto secco, fresco e dall’amaro pieno; retolfatto di buona persistenza, con ritorni coerenti con la via diretta. Dissetante e rinfrescante.
Brewdog
Punk AF IPA
Alc. 0.5%
Color miele con spuma compatta. Al naso emergono sentori di chinotto e agrumi più dolci quasi canditi, accanto ad ananas e miele, quindi sensazioni erbacee e balsamiche a rinfrescare l'insieme. Al palato è decisamente amara, di buona pienezza, con ritorni di miele e chinotto. Bilanciata e molto appagante.
Kehrwieder
Ü.NN Unfiltered IPA
Alc. 0.4%
Color ambra con schiuma compatta e densa. Profumi golosi e armonici di arancia, pan di segale, carruba e pesca. L'assaggio è fruttato e agrumato, dotato di un tono amaro ascendente e ben calibrato nel finale di bocca. La chiusura è nitida, pulita e gradevole.
Braxzz
Porter-Stout 0.0
Alc. 0.0%
Nuance ambra scuro e denso, con spuma evanescente. Il naso rivela un gradevole sentore dolce-amaro di segale, caffè d'orzo, caramello bruno e rabarbaro. Il sorso è fresco, dalla carbonica sottile, dolce ma dal retrogusto amaro di caffè e caramello, che regala un finale pulito e persistente, su toni tostati.
Brand
Weizenbier 0.0
Alc. 0.0%
Giallo dalla tipica opacità, con schiuma candida e compatta. Profumi dolci di fiori bianchi, banana, papaia e melone. Gusto fresco, tendenzialmente dolce ed appena luppolato in chiusura; dissetante e cremoso nella carbonica, di buon equilibrio.
Brlo
Naked Pale ale
Alc. 0,5%
Colore ambra aranciata, con schiuma cremosa. Al naso sentori di tè alla pesca, agrumi canditi e albicocca, tra toni appena luppolati. Sorso rotondo, cremoso e voluminoso nella carbonica, con finale pulito e persistente al gusto di miele di arancio.
Paulaner
Hefe-weissbier alkoholfrei
Alc. 0,5%
Colore giallo ambrato, con una bella spuma cremosa e compatta. Il naso è fragrante di lievito madre, miele, frutta gialla matura e agrumi dolci. Il sorso è fresco, dissetante, piacevolmente agrumato e poco amaro, con finale scandito da coerenti ritorni di pane intergrale.
Force Majeure
Traditional Blonde
Alc. 0.4%
Giallo aranciato con spuma di media persistenza. Naso un po' dolce nei toni di frutta gialla matura, anche tropicale, fiori bianchi e miele. Più convincente all'assaggio, dove si rivela corposa e al gusto pungente di arancia amara, che tonifica la beva e alleggerisce il finale di bocca.
Palm
Pale Ale 0.0
Alc. 0.0%
Color ambra, con schiuma compatta e abbastanza persistente. Il naso è piuttosto fruttato e gentile di pesca e rosa, accanto a note erbacee di luppolo e tè. Gusto secco, amaricante e appena agrumato. Buona la frizzantezza e delicata la persistenza floreale.