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Perdere l'espresso

Sentirci "imparati" in materia potrebbe costarci caro. Le micro torrefazioni nel resto del mondo



Pochi giorni fa, un avvocato americano, grande appassionato di cibo, in Italia per visitare i laboratori di panetterie, mentre ci stavano servendo in un bar un pessimo caffè mi raccontava del boom di questa bevanda nel suo Paese. I suoi racconti erano ben lontano da far riferimento al fenomeno (in leggero declino) delle popolari caffetterie Starbucks.

Le micro torrefazioni

Tutt'altro, mi parlava di caffè di straordinaria qualità nel suo Paese, di una grande crescita di micro torrefazioni e soprattutto della diffusa abitudine di «impegnate e serrate degustazioni» con il sistema «caffè filtro». Una modalità attraverso la quale l'acqua calda viene versata sul caffè macinato grossolanamente, contenuto in un filtro di carta, collocata sulla parte superiore; la bevanda sgocciola per gravità e passa attraverso il filtro.


Comunque, a parte le discutibili considerazioni dell'amico gourmet, sufficientemente nazionaliste, il fenomeno caffè è in ebollizione non solo negli Stati Uniti, ma in Australia dove i corsi a pagamento per conoscere a fondo questa bevanda sono strapieni.

Pure nel resto dell'Europa, c'è fermento, in particolare a Londra, Amsterdam e Copenaghen dove sono presenti eccellenti micro torrefazioni. In questi Paesi, un tempo "ignoranti" di questa bevanda c'è desiderio di conoscere la materia prima, la modalità migliore di preparazione, la ricerca dei legami con i territori e sempre più la sostenibilità ed eticità delle produzioni. 


Il nostro sentirci "imparati" sul caffè come consumatori ma soprattutto come "operatori" (baristi) potrebbe costarci caro: la perdita della leadership dello stesso espresso.

Sine qua non 

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