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Normale, cioè eccezionale

All'Osteria Mondodoro di Verona la novità finalmente è la normalità e i piatti sono, nella loro semplicità, eccellenti


Mondodoro (via Mondo D’Oro 4 - Verona, tel. 045.8949290), aperto da pochi giorni a Verona. Infatti, non offre un format innovativo, tipo Street food rivestito con smoking. Non è un “dietro al banco” tipo “cambio mestiere, visto che  la pubblicità e la comunicazione non tirano più", ma  neppure “ho la passione del vino, allora mi apro un wine bar che, oggi, è sempre figo”. E ancora: “non so cosa fare, investo in un locale con un cuoco che cucina sushi e tailandese e ha fatto lo stage da Gordon Ramsey, Cracco e da un giapponese dal nome difficile...”.
 

Niente di tutto questo, il coraggioso “oste” (è un complimento al mestiere!) è un addetto alla ristorazione di lungo corso, Stefano Sganzerla; non ha mai fatto lo chef, ma conosce come pochi le materie prime, soprattutto distingue i vini di qualità rispetto a quelli fashion e conosce  molto bene l’arte della sala, senza darsi arie da filosofo del calice. Dunque niente fuochi d’artificio, Mondodoro è un locale elegante nella sua semplicità, piacevole: tavoli senza tovaglie, ma dove l’igiene è assicurata da un particolare trattamento, tovaglioli di lino, bicchieri originali, servizio attento e discreto.

La cucina strizza l’occhiolino alla salubrità: il risotto ai carletti è un paradigma di leggerezza, così come si intravede un’attenzione alla naturalità: l’insalata di foglie, germogli e radici e la misticanza di insalatine da taglio, erbe aromatiche e fiori. La tradizione è comunque presente: pesce di lago in salsa con capperi e acciughe, insalata di gallina nostrana alla Stefani. Non manca la carne: il pollo di cortile con la polenta (la cui farina ottenuta con un piccolo mulino in cucina) è un esempio della ricerca di Stefano che si estende al maiale, al pesce di lago e di mare. La carta dei vini, da sempre un plus del patron, offre uno spaccato di inedite etichette, da lui selezionate, assieme a vini di sicuro affidamento. 


Niente di nuovo? La novità finalmente è la normalità: i piatti sono, nella loro semplicità, eccellenti, non manierati, non ci sono ingredienti esotici o trendy, mancano l’hamburger dello chef, la battuta a coltello griffata e i paccheri  di Gragnano, la carta non necessita di un interprete. E vi pare poco? A me no! 


Sine qua non

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