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Lambrusco

Vecchio mio non sfiguri


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A volte tornano non solo i bolliti, le polpette, le cotolette e la zuppa inglese ma anche vini che hanno i loro cicli, spinti, a volte, da mode e da tendenze. La crisi dei vini dei falegnami, dei rossi e dei bianchi morbidi, fruttati, rotondi e setosi sta rilanciando soprattutto vini più godibili, imperfetti, bolle e bollicine. Un particolare interesse corre verso quei vini cosidetti naturali, ottenuti da agricoltura biologica o biodinamica, con lieviti indigeni e con poca presenza di solfiti. Forse è in via di crescita anche una domanda di vini dal gusto ancestrale, meno strutturati, di cui è richiesta la carta d’identità.

La grande sorpresa arriva dalla famiglia dei Lambruschi, vini, giustappunto riposti in soffitta per anni, anche a causa di qualità scadente di bottiglie messe sul mercato nazionale e internazionale. Una parentesi da dimenticare quella segnata dalla “red Coca Cola”, come venivano definiti certi frizzanti a base lambrusco, negli Stati Uniti. Adesso invece stanno vivendo una nuova stagione d’oro, caratterizzata da molte etichette nuove e vecchie di grande interesse per gli appassionati. E sono davvero tanti che amano sorseggiare il lambrusco, fresco, frizzante non solo con i salumi o il bollito, ma anche con pesci “rossi” (non quelli dell’acquario,bensì cucinati con pomodoro, in guazzetto) o fritture. Da non dimenticare poi “lo scambio delle coppie”: lambrusco grasparossa con ostriche (non solo francesi ma anche di Cattolica) e champagne con mortadella. Oppure, visto il boom del pesce crudo, perché non abbinarlo con un buon lambrusco di Sorbara, dotato di bella acidità? Un vino “antico” ma con una sua poliedricità tutta moderna, che pur si adatta molto bene anche alla cucina creativa.

Il rilancio di questo frizzante (magari qualcuno storce la bocca, ma questo aggettivo segna soprattutto il carattere del lambrusco) è passato attraverso alcune cantine che hanno offerto un’immagine nuova, qualificata, a cominciare dalla cantina F. Bellei di Bomporto, da anni produttori di interessanti cuvèe di lambruschi (Sorbara, Salamino) con il “metodo classico”. Non poco merito ha avuto in questa crescita della cantina Bellei anche Sandro Cavicchioli che ha poi dato vita al suo lambrusco rifermentazione ancestrale F. Bellei e al Rosè del Cristo. Sempre nel segno del “metodo classico” è la storica cantina Lini 910 con gli eccellenti: Metodo classico rosso 2004, lambrusco rosè 2009, lambrusco scuro 2009. Sono tornati alla ribalta con grandi rossi ancora cantine d’antan, quali Chiarli, che con le proprie uve produce l’eccellente Lambrusco di Sorbara del Fondatore 2009 e l’altrettanto ottimo Lambrusco Grasparossa di Castelvetro, villa Cialdini 2008. Da assaggiare con interesse pure il Lambrusco di Sorbara, l’ Eclisse di Paltrinieri. Sono emersi altresì alcuni piccoli produttori quali Corte Manzini con un sorprendente Lambrusco Grasparossa l’Acino. Fuori dell’area modenese c’è da segnalare una grande cantina: Medici di Reggio Emilia che si è affermata anche negli Usa per il rapporto qualità/presso con il suo “Reggiano secco Concerto 2009” e con “Reggiano assolo 2009”.E sempre nel reggiano: Le Barbaterre di Quattro Castella con Lambrusco dell’ Emilia. Sine qua non!

 

Davide Paolini 

 

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