Firenze, la cucina cinese del Gusto di Xin Ge Liu
A Firenze la giovane Xin Ge Liu disegna l'eleganza di un nuovo mondo della cucina cinese, connettendo lo street food del Celeste Impero con le materie prime mediterranee.
Siamo a Firenze, una città dove uscire fuori dagli schemi è difficile. Eppure, in questa Toscana, la cucina e la cultura cinese sono presenti in maniera molto forte, con una loro storicità divisa tra cucine autentiche e riservate, contrapposte a altre più popolari ed europeizzate. D’altronde, la curiosità che si è sempre nutrita verso la cucina orientale è il primo motore di avviamento ai sapori diversi e in questo territorio la popolazione cinese ha radicato una delle comunità più grandi d’Europa.
Il numero di ristoranti, tavole calda e take away di cibo cinese ha visto nel tempo gli andamenti di un mercato sempre più legato anche alle nuove generazioni fiorentine, dalle radici cinesi. Ragazzi nati in Italia e che nei loro sogni coltivano la contaminazione di un paese variegato, vanitoso e geniale. Tra questi, sparigliando un gioco di ruoli già definito, arriva Xin Ge Liu.
Xin Ge è una ragazza di una bellezza eterea, che coniuga il suo percorso fatto al Polimoda di Milano alla passione per il cibo, nella sua elegante stravaganza Xin Ge è la connessione fiorentina tra lo Street food cinese e le migliori materie prime di natura mediterranea.
IL GUSTO DI XIN GE LIU: L'AMBIENTE
L’antica porta nel largo dove qualche settimana fa ha aperto il Gusto di Xin Ge è quella di Porta al Prato, un varco delle originarie mura fiorentine risalente al Medioevo, ma con esattezza il nuovo indirizzo ristorativo è al civico 2 di Viale Belfiore. Impossibile non notare la sfumatura accesa di arancione che avvolge l’intero angolo alla base del palazzo.
Entrare nel ristorante significa ritrovarsi in un’astronave avvolgente dal colore costante e continuo, capace di trasportarti in una dimensione onirica, quasi cinematografica. L’atmosfera vive di tante piccole piacevoli contraddizioni, tra l’eccentricità e la confidenza, tra gli eccessi e l’eleganza, ma soprattutto nella distanza ben collegata tra la spasmodica ricercatezza del gusto e la semplicità dell’offerta.
Seduta comoda e tavoli spaziosi, in un corridoio curvo orlato sulla destra da ampie vetrine e a sinistra da un bancone che, in tutta la sua lunghezza, si spezza in due stazioni a uguale distanza. Un cocktail bar, con drink list strutturata in coerenza con la carta, e un pass con due lampade a chiudere la linea sospesa. Mise en place tradizionale cinese.
I PIATTI
L’intera offerta arriva al tavolo in un portfolio slegato di tre carte differenti, nell’insieme si può optare tra degli Shang Jian Bao, dei Dim Sum Speciali, tre zuppe e una corta serie di piatti tradizionali a base di alghe e verdure. Ultimo arrivato nel menu è il pollo Shibari, un termine in realtà giapponese che lega letteralmente l’antica tecnica di cottura in osmosi della Daokou Cinese, con il bondage. Nel piatto, un pollo marinato con otto spezie e cotto molto lentamente, legato su stesso per contenere un uovo avvolto dalla terrosità del tartufo.
Al tavolo arrivano gli Sheng Jian Bao di maiale e aglio cinese, con perle di olio di sesamo, insieme a quelli di Maiale e Foie gras francese – da anatre non ingozzate – impreziositi da perle di aceto balsamico.
La scioglievolezza del bao è disarmante, mentre la consistenza della carne di maiale - molto umida e gustosa - crea contrasto in una piacevole mordenza, la cui dolcezza viene poi pulita dalle rispettive perle di arricchimento. Tre bao a portata, bastevoli ad appagare le aspettative.
A seguire ho ordinato dei Taro lime dai Dim Sum Speciali, degli gnocchi di impasto tradizionale ricavato da un tubero e spesso utilizzato nei dolci nella Cina del Sud. Di fatto dei fagottini elastici dalla consistenza soffice, ripieni di Rombo del Mediterraneo, tofu di pesce e gamberetti, in una rivoluzione di spigolature che nascono in una dolcezza avvolgente per terminare in spinte di sapida acidità.
Sempre dai Dim Sum ho poi assaggiato la polpetta Testa di Leone, una ricetta tradizionale cinese legata al Capodanno e considerata quindi ben augurante. Un piatto esteticamente attraente che vede una polpetta di maiale brasato, la cui lucidità data dalla salsa scura trova contrasto con il verde smeraldo delle verdure che le fanno da fondo. All’interno, come da antica consuetudine popolare, un uovo marinato al tè nero. Davvero gustosa.
Al posto del dessert mi sono concesso un altro Dim Sum, gli Shumai Goldfish, ché sempre in tre pezzi arrivano direttamente secondo la ricetta del maestro Dim Sum Lou di Tokio, a base di tacchino, Funghi shiitake, gamberi e prezzemolo. Cotti al vapore e serviti con uova di salmone e di lompo per restituire sapidità al gambero.
UN FUSION BEN RIUSCITO
La cena è stata un divertente viaggio ai confini del Fiume Azzurro, dove la visione colorata e finemente ricercata di una giovane ragazza amante della moda ha portato il foie gras e l’aceto balsamico. Pochi spigoli di rilievo nei contrasti, ma un potenziale davvero notevole nella costruzione di piatti e sapori di semplice fruizione e di gusto intenso, rendono il mangiare un’esperienza appagante e ricercata allo stesso tempo.
La crescita della carta attraverso piatti più strutturati è una strada da continuare a percorrere, ma l’originalità è in quel cibo da strada cinese che nel suo paese ha una valenza di genere comune e familiare. Un’identità che non trova molta distinzione da quello che può essere mangiato in casa e che vive di una multiplazione di offerte, tra le strade di cittadine e i villaggi, a causa di una passione viscerale e continuativa che il popolo cinese nutre letteralmente per il mangiare.
La sua tradizione ha spesso un prezioso valore simbolico legato a leggende, ricorrenze storiche e a valori filosofici. Per esempio, molte pietanze hanno aspetto circolare come le polpette, i bao, i dolcetti e tutta la Dim Sum cantonese, in virtù di un simbolico auspicio all’unità della famiglia e all’armonia delle relazioni interpersonali.
Armonia, nella cucina cinese, è un sostantivo che coniuga i classici tre pasti principali di abitudine in tutto l’impero a tre tradizioni differenti che tra Nord, Sud e Sichuan, regalano le mille sfumature diverse che Xin Ge Liu unisce ai sapori delle sue nuove radici. Con intraprendenza, eleganza e la giusta dose di eccentrica e centrata stravaganza.
Contatti
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