Il cocktail ti sta a pennello
Antonio Di Franco, da 49 anni all'hotel La Poste di Cortina, ha fatto dell'essere un barista un'arte, in tutti i sensi
L'hotel De La Poste e' ricco di opere d'arte, un binomio questo tra coctkail ed artisti che parte da lontano, addirittura da quello che e' stato il maestro di Antonio Di Franco, Renato Haussman, che oltre a trasmettergli la magia della professione gli ha passato il virus della pittura. E non e' casuale che il primo libro di Antonio sia stato L'arte nel bicchiere (volume che per sua scelta non è in vendita, ma reperibile al bancone del bar) dove a ciascuno dei pittori moderni della sua collezione privata ha dedicato un cocktail. In particolare il suo racconto e' verso Mimmo Rotella di cui parla con grande trasporto delle giornate passate assieme a Cortina, per lui ha creato "lo strappo" (il riferimento alle opere di Rotella e' evidente): un cocktail composto da champagne, mandarino e vodka.
Il mandarino e lo champagne tornano di frequente nelle creazioni di questo barman, un tempo giramondo fra alberghi veneziani e newyorkesi e fra navi in navigazione nei Caraibi, a cominciare da due frai cocktail piu' famosi: il Puccini - fatto da due parti appunto di champagne e uno di mandarino fresco - e non di meno conosciuto il Cremlino, preparato con spremuta di mandarino e vodka. Ebbene si racconta che fosse stato tenuto a battesimo da un cliente russo, crollato sul tavolo dopo ben 36 bicchieri...
Di storia e' ridondante La poste, parte prima della guerra mondiale 1915/18 e percorre, fino ai giorni nostri, tutte le vicende che hanno segnato la cronaca con diversi cambiamenti: da albergo in Osteria e quindi nell' hotel conosciuto nel mondo, ma una sola cosa non è cambiata nel lungo periodo: la gestione della famiglia Manaigo le cui generazioni si sono susseguite alla guida. Un lungo percorso durante il quale sono passati, specialmente negli anni della "Dolce vita", Re quali Hussein di Giordania, i Reali di Svezia, attori, politici e soprattutto un personaggio che non poteva mancare in un hotel dal bar cosi' importante: lo scrittore Ernest Hemingway, forse il recordman mondiale di frequenza dei bar di tutto il pianeta. Una fama la sua che ho riscontrato in un bar di San Francisco dove si leggeva con grandi caratteri: qui non si e' mai seduto Hemingway. E anche al Poste di Cortina, quando arrivava da Venezia, preferiva il Bellini.
Se il primo libro Antonio lo ha dedicato ai pittori, il secondo lo hanno scritto i giornalisti assidui del suo bancone; a ognuno di loro ha intitolato un cocktail cosi' sono nati: Porta a Porta, Libero, Solferino, Mixer, Elisir... ma pure per personaggi noti ha creato cocktail, tra cui Maranello (facile risalire al nome...) composto da tequila, contreau, vermouth dry, succo di limone, gocce di balsamico (il riferimento a Modena non e' casuale). Le creazioni di Antonio Di Franco hanno, a prima vista , il dono della sempilicità: pochi ingredienti, quasi a segnare la vecchia scuola dei cocktail dove e' determinante il dosaggio e il colpo d'occhio, lontani dallo show che oggi imperversa nei disco bar. Chissà cosa pensa Antonio dello Spritz che sta invadendo il mondo... Glielo chiederemo la prossima volta, ma alla mia domanda a lui, abruzzese, nato a Villa Santa Maria, il paese dei cuochi, cosa ne pensa del presenzialismo degli chef, ha sospirato forse pensando che negli hotel il protagonista è ancora il barman, l'Antonio Di Franco che, fino all'alba, è pronto ad ascoltare gioie e dolori come un confessore e ad offrire l'assoluzione con un bicchiere creato ad hoc.
Sine qua non