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I giacimenti del Maestro

Nel bicentenario della nascita di Verdi si scopre la sua passione per agricoltura e spalla cotta


È un aspetto inedito quello di agricoltore nonché di grande conoscitore di prodotti, soprattutto salumi del Maestro Giuseppe Verdi, di cui quest'anno si celebra il bicentenario della nascita. E, il suo territorio dove è nato e vissuto, giustamente lo celebra con cene ed eventi ispirati alle tradizioni gastronomiche di una terra (la pianura tra Piacenza e Parma) bagnata non solo dal Po, ma dai sapori e profumi di cantine ricche di spalle crude, di coppe, di salami e di culatelli. Proprio in uno dei templi del re dei salumi, la Corte Antica Pallavicina di Polesine Parmense dei Spigaroli, ho scoperto appunto un piccolo museo di Verdi agricoltore dove è ricostruita una piccola casa con gli attrezzi contadini e gli strumenti per la lavorazione del maiale retaggio della famiglia del bisnonno, Carlo, di Massimo e Luciano Spigaroli, mezzadro del grande compositore nel podere Piantador. 

Negli scritti, soprattutto in alcune lettere della sua compagna Giuseppina Strepproni, si scopre la sua passione di imprenditore agricolo, che non solo consigliava il suo fattore dovunque si trovasse in giro per i teatri d'Europa, ma addirittura era impegnato lui stesso a seguire i lavori di campagna come un contadino: si occupava soprattutto di grano, mais e della vigna. E, a quanto pare, investiva molti dei suoi denari proprio nei terreni agricoli. Non solo. Aveva una passione particolare per la Rocca di San secondo e le sue terre, ma c'era una ragione molto particolare: la spalla cotta di maiale, un salume la cui origine è legata al borgo di San Secondo. Una paternità che, un paio di anni fa, nelle terre verdiane ha addirittura generato una guerra, a colpi di documenti storici, fra San Secondo e Palasone di Sissa nella rivendicazione dell'origine del salume.


Ma ai tempi del celebre compositore non c'erano dubbi sulla paternità dell'origine di San Secondo, nonché sulla passione di Verdi per questo salume, quando nell'inviare in dono la spalla di maiale al fraterno amico Opprandino Arrivabene, nell'aprile del 1872 (deluso dalla politica aveva fatto ritorno nella sua tenuta di Sant'Agata) scrive tutte le istruzioni per una perfetta cottura. Ancor più particolareggiate sono le indicazioni che accompagnano due "spallette" , inviate alla famosa cantante Theresa Stoltz nell'agosto 1890, tuttora valide: «1° metterla nell'acqua tiepida per circa 12 ore, onde ricavargli il sale; 2° si mette dopo in altra acqua fredda e si fa bollire a fuoco lento, onde non scoppi, per circa 3 ore e mezza e forse 4 la più grossa. Per sapere se la cottura è al punto giusto, si fora la spalletta con un curedents e, se entra facilmente, la spalletta è cotta; 3° si lascia raffreddare nel proprio brodo e si serve. Guardare soprattutto alla cottura, se è dura non è buona , se è troppo cotta diventa asciutta e stopposa».

Purtroppo questo giacimento "verdiano" si è perso nel tempo: la spalla cotta per esigenze di frigorifero (data la dimensione) non porta più il suo osso, i tempi e le modalità di cottura non sono più gli stessi, così come invece Verdi precisava ai suoi amici. Forse proprio nel bicentenario della nascita di questo illustre personaggio il suo territorio dovrebbe riproporre la Spalla di San Secondo così come era originariamente. Potrebbe essere un'eccezionale accoppiata con il culatello, altro salume del territorio, divenuto così famoso e ricercato, di cui il compositore nato Roncole di Busseto era un raffinato conoscitore. Lo avrebbe desiderato così perfetto come erano le cosce del suo cavallo.

Sine qua non 

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