Gucci Osteria: il locale di Massimo Bottura a Firenze
Gucci Osteria: a Firenze i piatti firmati dalla chef messicana Karime Lopez e dal giapponese Taka Kondo all'interno del Gucci Garden
Un frullatore di sapori e saperi, così mi piace definire Gucci Osteria di Massimo Bottura, a Firenze. Una definizione che nasce, una volta scese le scale, da quella caleidoscopica Galleria Gucci (creazione dello stilista Alessandro Michele) fino all’Osteria.
Gucci Osteria: la cucina di Karime Lopez e Taka Kondo
Nelle mura e nelle stanze di questo viaggio nel mondo Gucci ho scoperto gli ingredienti che fanno di questa Osteria un assemblatore di tradizioni al servizio della creatività, ovverosia la fantasia in cucina senza frontiere.
L’insegna “osteria” nell’ immaginario porta sempre a luoghi “spettinati”, l’accoppiata Gucci-Bottura offre altro. L’ambiente ha un suo stile, ma non impone cravatta e lustrini, il personale è conviviale, disponibile e non se la tira.
In cucina aleggia il fantasma di Bottura, ma il segno è dato dagli chef, la messicana Karime Lopez e il giapponese Taka, quasi a voler significare stili diversi e tradizioni mescolate, così come succede nelle collezioni della Maison.
Non manca però la sorpresa a fine cena, come in un’osteria, di un piatto di tortellini parmigiano e latte d’affioramento, di ispirazione “francescana”, servito con un calice di lambrusco.
Cosa si mangia?
Nonostante la mia idiosincrasia per i “santini o ex voto” (amuse bouche), ho apprezzato la parmigiana e la pappa al pomodoro, ridotte a polpetta, ingentilite da un insolito caco-mela ghiacciato.
La tostada di mais viola (palamita marinata con tostada di mais viola, profumata e critico) è un piatto che colpisce per la variopinta forma, nonché per delicatezza della palamita e il contrasto con lo scontroso mais.
Se nella tostada è chiara la mano di Karime, nel Gadus Gadus Gadus (merluzzo croccante e profumi del mediterraneo) avverto la sapienza giapponese di saper lavorare la pelle del pesce e trasformarla in un piacevole contrasto con la carne del merluzzo, immersa nell’albume.
Il Taka bun mi riporta all’osteria perché c’è grande libertà di mangiare con le mani questo “panino” cotto al vapore con pancia di maiale, così come si fa altrove con michetta e mortadella.
Continua la metafora del frullatore con l’abbraccio tosco-emiliano di Chianina (diaframma aji amarillo e aceto balsamico di Modena), un taglio di carne gustoso, reso armonioso dal prezioso balsamico.
Il godurioso dessert riccio del bosco (Montblanc, pera e Cassis) è reso ancor più atteso dal variopinto contorno floreale.
Durante la cena ho assaggiato tre vini: l’Eccletico, bianco di Bombino dell’azienda Paglione; il rosso granache di Corsica, di Muriel Giudicelli; il Scusgheghel del professor Venturelli. Vini diversi, eretici, imperfetti, in sintonia con le scritte sulle mura della Galleria e con il mio gusto.
foto: gucciosteria.com
Contatti
Gucci Osteria
Piazza della Signoria 10, Firenze
055.0621744
gucciosteria.mb@gucci.com
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