Caraffe sì, caraffe no
Sotto inchiesta la qualità dell'acqua filtrata dalle moderne brocche
A leggere i giornali negli ultimi tempi sembra non ci si possa più fidare neanche a bere l’acqua del rubinetto. O meglio, se è acqua passata attraverso una di quelle caraffe filtranti, accusate di inutilità e talvolta di pericolosità. E' infatti di questi giorni la notizia che numerose procure italiane stanno indagando a seguito della denuncia fatta dalla Mineracqua, federazione che raggruppa le imprese di acqua minerale, la quale sostiene che oltre alle apparenti proprietà positive, legate al miglioramento del gusto, queste brocche non apportano altri benefici, anzi la qualità dell’acqua non farebbe che peggiorare con il loro utilizzo.
Queste brocche di plastica sono composte da un recipiente di capienza variabile da 1 a 3,5 litri, un filtro che funziona a carboni vegetali attivi (fatti con noci di cocco sminuzzate, trattate con argento, e con resine sintetiche) e un piccolo computer timer che ne indica le settimane di utilizzo. Il filtro è in grado di abbassare la durezza dell’acqua (concentrazione di calcio) e trattenere il cloro ed eventuali composti organici e inquinanti presenti nell’acqua. Per evitare la proliferazione batterica, in qualche caso le cartucce filtranti vengono addizionate con un composto a base di argento che ha proprietà battericida.
secondo il presidente di Mineracqua, Ettore Fontana, il primo problema con queste caraffe filtranti è che una volta utilizzate andrebbero lavate a una temperatura non superiore ai 50°C anziché i normali 74°C necessari per sanificare una superficie. Inoltre pare che esse eliminino diversi componenti nutritivi fondamentali per l’organismo umano. Calcio e magnesio, per esempio dopo il trattamento risultano notevolmente più scarsi. Parlando invece di sodio e potassio, si riscontrano valori superiori ai limiti consentiti tali da rendere l’acqua pericolosa per chi soffre di diabete, cardiopatie o ipertensione. In ultima istanza, sotto accusa viene posto il ristagno dell'acqua nella brocca come possibile causa di un generale peggioramento della qualità microbiologica (la carica batterica) e chimica (l'aumento di nitriti) dell'acqua stessa.
Non mancano le reazioni dei produttori delle famigerate caraffe (Brita e Laica), i quali si giustificano dicendo che non sono assolutamente dannose e che la qualità e l’efficienza del servizio è certificata da ben due ministeri della salute, austriaco e tedesco. Segnalano inoltre la necessità di operare una costante manutenzione delle caraffe e sconsigliano l’uso alle persone che soffrono di insufficienza renale e problemi cardiaci.
Se allarmismi e rassicurazioni arrivano indubbiamente da chi è parte in causa ed ha tutto l'interesse economico a fomentare o a tranquillizzare, a guardare bene la questione è forse un'altra. Servono veramente strumenti casalinghi di purificazione di un’acqua che è già di per sé potabile?