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Poke, il contagio che arriva dalle Hawaii

A Milano è boom del poke


Uno spettro si aggira minaccioso per l’Europa: è lo spettro del “poke”. No, non mi sono dimenticato della “r” finale, ma si chiama proprio così. Stiamo per assistere alla terza invasione, dopo l’hamburger e il sushi, che negli anni passati,hanno invaso città, paesi e borghi, ora è il momento “kitsch” di un’insalata tagliata a cubetti. Che sia il taglio originale delle verdure dell’orto ad aver generato tanto successo? Mistero buffo, ma è così. Basta far quattro passi per Milano, la città dell’Expo-cibo, per imbattersi in decine di location o in “next opening” con scritto sul cartello: poke.

Immagino che ci sarà anche il primo festival con chef hawaiani in costume tradizionale, quindi nasceranno tanti format con fondi d’investimento rapaci a puntare sul loro boom. Dalla città del risotto con osso buco luogo, origine di tutte le mode gastronomiche; partirà per imitazione il fenomeno poke che si radicherà ovunque. Insomma l’Italia, ancora una volta, dopo l’hamburgermania (from Stati Uniti) e la sushimania (Giappone), dovrà subire impotente la pokemania (niente a che vedere con il fortunato pokemon).
Un fenomeno questo ben sostenuto dalle tante rubriche e siti di internet (le mode si alimentano come una spirale), che sparano titoli cubitale, dove avvisano i naviganti che il poke si può cucinare anche in casa. Che scoperta, è un’insalata! Questa volta però gli ortodossi della cucina italiana non possono gridare al complotto “demo pluto giudaico massonico”, così come è successo di fronte al boom degli hamburger e del sushi, dietro all’insalata tagliata a cubetti non ci sono gli Stati Uniti o il Giappone, bensì le piccole Hawai che non ci guadagnano un euro dal boom, solo notorietà. Forse solo qualche turista maniaco che vuol mangiare il poke in loco.

Come si spiega il grande successo del poke? Innanzitutto con il vento vegetariano che spira molto forte, di poi la ricerca di una pietanza leggera, soprattutto in estate, quindi la possibilità di consegna a domicilio. Infatti trattasi di una semplice insalata, sapientemente studiata a base di pesce crudo (dovrebbe essere freschissimo, nonché abbattuto), in genere tonno o piovra, ma non manca pure il salmone e qualche volta anche un pesce che si trova fresco, con aggiunta di frutti tropicali, quali il mango o l’avocado e anche con cubetti di cetriolo, carote, ravanelli e verdure crude. Per i gourmet ci può essere il tocco dell’assemblatore creativo: erba cipollina, salsa di soia, semi di sesamo, olio di sesamo. Pare che l’abbinamento più raffinato siano gli edamame (c’è sempre da imparare), ovverosia fagioli di soia; un ingrediente molto versatile ricco di vitamine e minerali. Il tutto servito in bowle. Un cibo salutare, semplice e fresco, indicato per la spiaggia a chi piace. Chi non gradisce può sempre contare sulla pasta al sugo sotto l’ombrellone, come nelle scene da film al mare.

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