Che cos’è la biodiversità
Biodiversità: Preservare la vita sulla terra e nei mari per un futuro sostenibile. Un esempio virtuoso
- Che cos'è la biodiversità?
- La biodiversità della terra: una richezza da salvaguardare
- La biodiversità dei mari: il cuore della vita planetaria
- Perché difendere la biodiversità dalle minacce umane?
- Un esempio virtuoso: il rural market
La varietà è vita. È così che potrebbe tradursi la parola biodiversità, di cui ultimamente si sente molto parlare, peccato che alle parole non seguano delle azioni concrete per tutelarla.
Che cos'è la Biodiversità?
La biodiversità, si riferisce alla straordinaria varietà di piante, animali e microorganismi che popolano la biosfera e che, grazie alle loro interazioni, contribuiscono a garantirne un equilibrio perfetto e a farci sopravvivere.
Dalla Biodiversità dipendono il nostro cibo, le risorse idriche che utilizziamo, l’acqua da bere, la presenza di flora, fauna e la complessità dell’universo.
Storia del termine
Il botanico e biometrico J. Arthur Harris in "The Variable Desert" è il primo a usare, nel 1916, il termine diversità biologica. Dopo quasi sessanta anni, nel 1974, il professore di scienze ambientali, John Terborgh, parla di diversità naturale, della necessità di preservarla e del problema delle specie in estinzione.
Introducendo nel 1980 il termine diversità biologica nella comunità scientifica, Thomas E. Lovejoy, professore universitario nel dipartimento di Scienze e politiche ambientali presso George Mason University, diventa "il Padrino della Biodiversità" e presidente dell’ Amazon Biodiversity Center.
Nel 1985 la parola contratta biodiversità compare spesso nei libri dell’entemologo americano Edward Osborne Wilson, che ne scrive in maniera approfondita, concentrandosi soprattutto sulle comunità di formiche.
La biodiversità della terra: una richezza da salvaguardare
Per biodiversità agricola si intende la complessità delle specie animali, delle piante e di tutti gli esseri essenziali per mantenere l’equilibrio dell’ecosistema terra. È solo attraverso la salvaguardia della biodiversità che possiamo sopravvivere.
Ogni singola pianta, animale, sia domestici, sia selvaggi, hanno un ruolo ben preciso, fondamentale per il funzionamento di tutto il sistema che, se si sgretola, provoca danni irreparabili al pianeta. Non solo non potremmo più produrre e nemmeno nutrirci in maniera adeguata, ma perderemmo anche l’intero patrimonio culturale.
Tutelare la biodiversità, recuperando le cultivar in via di estinzione, le razze abbandonate perché poco redditizie, i grani autoctoni è infatti importante anche a livello culturale perché fa luce sul bagaglio di saperi che gli uomini utilizzano per trasformare e godere delle risorse naturali.
La biodiversità dei mari: il cuore della vita planetaria
Circa il 71% della superficie terrestre è ricoperto dall’oceano, che rappresenta la vita del pianeta. Le specie marine stimate da alcune ricerche recenti sono circa 230.000 e oltre 1,5 milioni le piante e gli animali non conosciuti che vivono nelle nostre acque.
Dalla biodiversità dei mari e dal suo equilibrio dipende la nostra sopravvivenza: l’assorbimento dell’anidride carbonica da parte delle acque è fondamentale per evitare la deriva del cambiamento climatico e del riscaldamento globale.
Il pericolo del riscaldamento e della acidificazione dei mari comporterebbe molti rischi: la mancanza totale di ossigeno avrebbe un impatto devastante su molte specie ittiche e la conseguente scomparsa della biodiversità marina.
A causa del surriscaldamento molti animali acquatici, dai loro luoghi originari, si stanno spostando verso i poli, con modifiche rilevanti della catena alimentare e conseguenze poco rassicuranti su tutto il sistema.
Perché difendere la biodiversità dalle minacce umane?
La biodiversità oggi è a rischio a causa delle azioni incoscienti dell’uomo. Il suo equilibrio è minacciato dal sovrasfruttamento delle risorse naturali, con l’aumento del 190% della nostra impronta ecologica che mette a repentaglio le tante forme di vita presenti nel pianeta.
L’inquinamento atmosferico e marino, il consumo del suolo, l’introduzione di specie esotiche e aliene, la crisi climatica, la sovrapesca, la deforestazione hanno causato danni irreparabili, provocando l’estinzione di tante specie terrestri e ittiche. Gli scienziati, riporta il wwf, hanno parlato di “sesta estinzione di massa”.
La distribuzione non omogenea della biodiversità ha causato delle modifiche negli ecosistemi, molti ruoli sono cambiati con conseguenze sulla catena alimentare, nonché la perdita della complessità delle vite. secondo i dati riportati dal wwf, dal 1970 a oggi la percentuale dei vertebrati è diminuita del 60%. Il motivo? La conversione di foreste, praterie in terreni agricoli, il 77% dei quali è destinato ai pascoli che richiedono, insieme alle colture, un massiccio investimento delle risorse di acqua dolce.
La situazione non è migliore se guardiamo alla biodiversità marina. Solo il 7% degli oceani è davvero protetto con riserve e aree marine. Una percentuale bassissima, che in base agli obiettivi dell’agenda Onu 2030, deve arrivare almeno al 30%. Le emissioni di gas di scarico, le tonnellate di petrolio e di plastica, gli scarti, i cambiamenti climatici hanno contribuito alla morte di mammiferi marini, fitoplancton, piante subacquee, pesci, uccelli e coralli.
Una situazione a dir poco scoraggiante che però possiamo ancora recuperare. Non dimentichiamo che la natura è capace di rigenerare le proprie risorse, ma dobbiamo imparare a comportarci.
Un esempio virtuoso: Il Rural Market
La difesa di antiche cultivar abbandonate a favore di altre più redditizie, un’attenzione speciale agli allevatori custodi di razze emiliane, toscane e liguri, ormai non contemplate, e il tifo per gli agricoltori resistenti.
Sono questi i principi che animano la filosofia del Rural market, il mercato a filiera corta che promuove i piccoli produttori di animali, verdure, ortaggi desueti. Un inno alla biodiversità agricola e alla natura, la difesa di realtà che producono non per la resa, ma in armonia con l’ambiente per valorizzare le antiche varietà locali e l’identità del territorio.
“Tutta la mia riconoscenza va ai tanti custodi agricoltori e allevatori per l’impegno che mettono, giorno dopo giorno, con il loro lavoro. Ammiro profondamente questa loro idea fissa di “qualità antica”, senza scendere mai a compromessi, con incrollabile tenacia, senza variare le tecniche di una volta, con la consapevolezza di legare il prodotto al territorio. È grazie a loro che possiamo sperare di vedere realizzarsi una rinascita della cultura agricola”, dice Mauro Zivieri, titolare dell’azienda agricola Rosa Dell’Angelo e fondatore del progetto Rural.
Fonti:
wwf.it
corriere.it
rural.it