Oltrepo' Pavese: i vini di Andrea Picchioni
Visita alla cantina di Andrea Picchioni nell'Oltrepo' Pavese, alla scoperta dei suoi vini che esprimono bene l'identità del territorio
Oggi vi porto con me in Oltrepò, per scoprirne insieme la bellezza e ovviamente degustarla. Di solito scegliete prima il vino o i piatti? E se organizzate una visita prima la cantina o il ristorante?
Io ho puntato prima il dito sul vino/cantina e poi, con il compasso, ho delimitato l’area intorno per scegliere dove andare a pranzo. Partiamo. È sempre affascinante attraversare il Po e poi immergersi nel paesaggio rurale, dipinto di verde, movimentato dalle onde delle colline e dai vigneti di questo territorio sempre troppo poco considerato.
Andrea Picchioni e la sua azienda agricola
La meta è l’Azienda agricola di Andrea Picchioni in Val Soliga, nel comune di Canneto Pavese. Ad accoglierci è la mamma che, inizialmente contraria alla scelta del figlio, ora non può fare a meno di aiutarlo, nell’accoglienza, nelle vendite e, aggiungo, nelle coccole gastronomiche ai clienti che si siedono per assaggiare i vini.
Un ragazzo verace, appassionato e professionale che si presenta come un rossista. “Da noi il rosso frizzante, il vivace, è storia. Per due motivi. Primo: erano zone povere dove non ci si poteva permettere l’affinamento e il vino era considerato un vero e proprio alimento. secondo, con una cucina a base di strutto, sgrassavi.
Era il 1988, a 21 anni, quando ho iniziato. Avevo un ettaro di vecchie viti che non sapevo nemmeno cos’erano. Ora è dieci che in Oltrepo’ sono un dispiacere! Ho imparato dai miei sbagli e bevendo tanto. Ho iniziato negli anni dove andavano di moda i vini frizzanti, spingendo sui fermi e poi, quando tutti volevano fare il vino fermo, ho cambiato direzione, perché non bisogna ignorare e abbandonare la storia”.
Alla domanda da quando biologico, mi risponde da prima, perché i terreni non hanno mai conosciuto le molecole di sintesi, avendo acquistato vigneti abbandonati e in zone ormai troppo faticose da lavorare.
Utilizza l’acqua piovana, che raccoglie in cisterne e, per concimare, solo letame e vinacce.
“Ho preso quello che non voleva nessuno, da ripulire, anche perché tutti si sono spostati in pianura dov’è più facile meccanizzare il lavoro, perdendo in qualità”.
Il terreno è sabbioso tanto da dipingersi di bianco in estate, quando sembra di camminare sul borotalco, misto a ciottolo di fiume, e si trova nel territorio chiamato Sperone di Stradella, la punta più a nord degli Appennini.
Bello, curioso e romantico che ne facciano parte tre comuni: Broni, Stradella e Canneto Pavese, dove nascono tre delle eccellenze locali: Barbacarlo, Buttafuoco e Sangue di Giuda. In linea d’aria, sì e no, a un chilometro l’uno dall’altro. Un concentrato divino o di vino, decidete voi come preferite leggerlo.
I vini
Passiamo alla degustazione. Non posso raccontare tutto perché è stata una carrellata in due tempi, mattina e pomeriggio, anche di diverse annate e con un’anteprima. Vi accenno quelli che mi hanno colpito maggiormente, lasciando a voi il piacere di completare l’assaggio, meglio ovviamente se in cantina, e scoprire il resto.
Profilo Rosè. Chiedo una raccolta firme perché non smetta di farlo. 100% Pinot nero, con un corpo da 10 anni sui lieviti, non dosato e in soli 3.000 esemplari, anche se ormai ne restano ben poche in cantina.
Di un rosa ramato, colpisce già al naso per il profumo di frutta matura, secca e qualche nota speziata, per poi conquistarti in bocca con la sua complessità, struttura e sapidità.
Da cima a fondo 2019. La chicca, secondo me, con il loro cane in etichetta, a base di Croatina e uva rara. Un rifermentato in bottiglia, che oggi chiamano ancestrale, ma lui preferisce definirlo il vino di una volta, con le conseguenti emozioni che ne derivano e con una bollicina che addolcisce l’impatto tanninico.
Arfena. Il suo Pinot nero, che non posso non citare essendo il mio vitigno per eccellenza. È cambiata la bottiglia da qualche anno, da borgognotta a bordolese, per un discorso di sostenibilità. Il 2008, che assaggiamo, regala davvero piacere, in un sorso pieno e caloroso e in un’eleganza davvero ineccepibile.
Il Nebbiolo: la novità. Non sappiamo ancora il nome in etichetta, ma poco importa. Non è ancora imbottigliato, quindi lo assaggiamo direttamente dalla botte. È la prima vendemmia, dopo 10 anni, perché prima le vigne erano troppo giovani e quindi quello che si produceva era venduto a chi bussava alla porta con la sua damigiana.
Saranno solo 1.500 bottiglie e le premesse dell’assaggio sono più che promettenti, anche perché non dimentichiamoci che i confini con il Piemonte sono vicinissimi, e in passato addirittura se ne faceva parte.
Stiamo solo bevendo però, quindi è tempo di sedersi a tavola, una tavola che come lui rappresenta e valorizza in ogni sua sfumatura il territorio. Ci vediamo nella prossima puntata per raccontarvela.
Contatti
Azienda Agricola Picchioni Andrea
Frazione Campo Noce 4, Canneto Pavese (PV)
0385.262139
info@picchioniandrea.it
www.picchioniandrea.it