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Giacimenti gastronomici

Non litigate!!


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Chi avrebbe mai pensato che dopo la religione, il potere, le discriminazioni razziali potessero esserci anche “guerre” (si fa per dire) per rivendicare l’identità di un giacimento gastronomico. Certo in queste vicende, per fortuna, è assente la violenza, ma spesso sono molto forti i contrasti e le polemiche locali. Se diamo un’occhiata in questo momento al ricco patrimonio gastronomico italiano, non a caso il più importante in sede dell’ Unione Europea per numero 225 di Dop (denominazione di origine protetta) e Igp (indicazione geografica protetta), scopriamo che molti prodotti hanno l’iter per il riconoscimento europeo, bloccato da opposizioni di produttori che ritengono di essere “discriminati” o perché fuori dal territorio previsto dalla richiesta o per motivi di rivendicazione di tradizione storica.

Tra questi casi le recenti querelle su formaggi quali lo squacquerone, lo strachitunt e pure i pizzoccheri.

Ci sono poi state non poche polemiche per il formaggio di fossa , causa un allargamento di territorio non di certo storico, ma solo per convenienze commerciali, c’è di frequente il tentativo di scippare il marchio Igp ai pochi, veri, produttori di lardo di Colonnata (che non fa comune), allargando il territorio storico di produzione. E soprattutto c’è da anni una vera e propria tenzone per il formaggio bitto, tra il consorzio e i produttori cosidetti storici circa il disciplinare di produzione.

Battaglie legali che mostrano un indubbio interesse per l’ottenimento della Dop e Igp, ma viene da chiedersi se sia davvero interessante vestire formaggi o salumi o frutta o pasta con questi marchi di fronte al proliferare di richieste europee, ma anche extra europee. E’ scandaloso che l’ Unione Europea conceda, per esempio IGp, a prodotti cinesi, a cominciare dal recente riconoscimento ad una pasta (altre sono in lista d’attesa) quando quel paese “tarocca” da sempre prodotti italiani ed europei. E’ davvero bizzarro invece che al contempo la richiesta di marchio Pasta di Gragnano sia in stand by.

Inoltre sempre più vengono abilitati Dop e Igp prodotti con tali diversità da mettere in discussione i principi costituenti, quali: dimensione delle aziende produttrici, quantità prodotte, presenza sui vari mercati. Ci sono Dop infatti con un fatturato complessivo di 1000 milioni di euro e Igp o Dop che non arrivano al milione di euro: possono coesitere? Si tratta di un modo per  confondere le idee ai consumatori, già “ignoranti”, come mostrano le ricerche sul significato di questi marchi, sebbene già dal 1996, in Italia, fossero in vendita olio, formaggi e salumi riconosciuti. Chi dovrà investire in comunicazione? L’ UE o i singoli paesi?

Viene da chiedersi se in futuro non ci siano anche altre forme per proteggere soprattutto quei giacimenti gastronomici di dimensioni ridotte non in grado di far conoscere cosa sia la Dop e Igp . Sine qua non!


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