Amari, piccole medicine per uomini sani
Dopo anni di latitanza, gli amari italiani sono comparsi con etichette locali, regionali e perfino di quartiere. Breve storia della loro nascita.
Il grande ritorno degli amari italiani è da anni nell’aria. Dopo la parentesi di grande successo di whisky, vodka, gin, che dagli anni Novanta in poi lo hanno sostituito a fine pasto, l'amaro finalmente è riapparso nella ristorazione sottoforma di etichette locali, regionali e perfino di quartiere.
IL RITORNO DELL'AMARO ITALIANO
All’improvviso pare che dalle vecchie credenze di case sparse per il Paese, siano comparse bottiglie d’antan, magari impolverate, “digestivi” della nonna, distribuiti da nipoti appassionati di cocktail e di marketing che, riprodotta la ricetta, hanno iniziato a rifornire i locali vicini.
Si può ben affermare che non solo siamo un paese dei centomila campanili, ma di centinaia di amari, definiti dallo scrittore Paolo Monelli: “sono ottimi vermouth senza vino, che sono le piccole medicine degli uomini sani”.
L'AMARO NON E' UN LIQUORE
L’amaro non è un liquore: la differenza dipende dalla quantità di zucchero nella bevanda. Gli amari si ottengono, di fatto, mediante l’aromatizzazione dell’alcol etilico con le varie erbe.
Solo intorno alla metà dell’Ottocento, l’amaro, in precedenza elisir curativo come infuso di erbe, comincia ad acquistare importanza come bevanda del piacere, con la comparsa sul mercato di prodotti commerciali.
BREVE STORIA DELL'AMARO ITALIANO
Nel 1845 Bernardino Branca deposita la ricetta segreta dell’amaro Fernet Branca, che tuttora è presente nel mondo. Nel 1848, in un bar nei pressi della Scala a Milano, è servito per la prima volta un amaro commerciale, il Ramazzotti, poi reso noto dalla “Milano da bere”.
Nel 1984 a Matera viene creato l’Amaro Lucano, divenuto noto con il claim:”cosa vuoi di più dalla vita? Un Lucano”, ormai un modo di dire assai diffuso. Nel 1920 a Bologna nasce l’Amaro Montenegro (il preferito di Gabriele D’Annunzio); a Caltanisetta, nello stesso periodo, l’Amaro Averna.
Da allora la storia di questa bevanda è stata un “up and down” di successi e di ritorno nell’ombra. Una svolta importante è avvenuta nel Dopoguerra con il boom economico, quando sempre più aveva successo l’opulento pranzo di famiglia, che necessitava di un qualcosa che aiutasse la digestione.
Poi di nuovo il declino con l’arrivo sul mercato dei distillati internazionali, a seguito di un adeguamento a nuovi modelli di consumo, che hanno spiazzato l’amaro nostrano.
Ancora una volta negli ultimi anni il nostro amato amaro è tornato protagonista come bitter nella miscellazione, con vecchie e nuove ricette, ribadendo di essere un fiore all’occhiello della liquoristica italiana.