Doppio malto ci sarai te!
Facciamo chiarezza su una dicitura tipicamente italiana che nel mondo delle birre non ha alcun significato
«Nemo propheta in patria» è proprio il caso di dire, sì perché i brewmaster italiani, poco o per niente conosciuti qui da noi, sono spesso salutati come grandi artisti all’estero. Tutto il contesto stona terribilmente: esiste un ampio divario, un “beer divide”, che vede produzioni talvolta di altissima qualità contrapposte ad una scarsissima conoscenza dal lato del consumo. Questa situazione è eredità di un Novecento in cui il comparto birrario è stato penalizzato e disincentivato perché marginale. Si è così formato uno stereotipo di birra fuorviante nell’immaginario del consumatore medio italiano.
Emblematica per spiegare quanto la burocrazia abbia influito sull’educazione al consumo è la denominazione “doppio malto”. L’avventore tipo, quando entra in un pub cercando una birra decisa e di corpo, chiede una doppio malto. A questa richiesta corrispondono solitamente due tipi di reazioni: un venditore meno appassionato spillerà la birra con più alta gradazione, magari rossa; il publican più ortodosso rimarrà dubbioso e proporrà diverse scelte elencando le relative declinazioni – amara, abboccata, tostata, ecc… Doppio malto è infatti una dicitura tipicamente italiana che si basa solo su una valutazione chimico-fisica della sostanza - indica il contenuto zuccherino – semplicemente a fini fiscali. Non è certo infatti che i carboidrati nel mosto saranno completamente trasformati in alcol, dunque non per forza sarà una birra maggiormente alcolica. Le doppio malto dunque sono birre appartenenti ad uno “stile” nato in Italia che semplicemente non significa niente: non un processo produttivo, non una tipologia di prodotto, né particolari ingredienti usati. Una dimostrazione insomma dell’impreparazione culturale istituzionalizzata.
Nel mentre i nostri birrifici vanno in giro per il mondo a vendere la loro apprezzatissima birra e a raccogliere premi. La Viæmilia ad esempio - un’emozionante birra chiara, semplice aromatica e fragrante - del Birrificio del Ducato ha recentemente battuto per la seconda volta i tanti concorrenti e sbancato una delle principali classi di gara al recente European Beer Star, concorso tedesco tra i più autorevoli al mondo, da sempre di dominio teutonico. E mentre viene decretato da esperti internazionali che la miglior Pils al mondo è italiana la cultura generale resta ferma alle errate definizioni “bionda”, “rossa” e “doppio malto”.