Romagna, terra di "cacciatora"
All'Osteria La Campanara il pollo alla cacciatora come dio comanda
Il pollo alla cacciatora è un piatto della cucina verace italiana (direi della tradizione contadina) ormai possibile solo nelle case dei buongustai, quelli per intendersi che amano il gusto e non le architetture e i cromatismi, bandito dai ristoranti perché troppo “popolare”. Una ricetta succulenta che ha varie declinazioni in Emilia romagna, Umbria, Lazio, Abruzzo, a volte addirittura differenti all’interno dello stesso territorio. Per mantenere la sua autenticità dovrà avere nella preparazione la combinazione di aglio e rosmarino (a me mi piace anche il sedano), nonché del pomodoro.
E ovviamente il pollo dovrà essere come dio comanda: un ruspante di circa 10 mesi, dalle carni che si staccano con difficoltà dalle ossa. Purtroppo il mio cibovagare non mi porta spesso al pranzo o alla cena a casa, o da amici, con la passione del pollo alla cacciatora, così da tempo ero in astinenza da questa leccornia, uno tra i miei piatti di pancia prediletti. Poche sere fa ho fatto ritorno nella mia terra, solatia, dolce paese di Romagna, con meta un borgo semi disabitato, Pianetto (Galeata). Quattro case, un campanile, una chiesa, dotato però di una trattoria, la Campanara, dove ancora posso assaporare i sapori e i profumi più cari, a cominciare dal tortello cotto sulla lastra (con ripieno di patata e zucca), tipico della Romagna-Toscana.
Appena seduto, volgo lo sguardo sulla carta gialla delle proposte del giorno e, con sorpresa, leggo pollo alla cacciatora, la prima volta da quando frequento il posto. Insomma, una festa golosa, accompagnato da patate al forno che ho ben “inzuppate” nel sugo rosso, poi ripulito il piatto con la scarpetta; infine una sana leccata anche alle dita. Il Cabernet Sauvignon/Franc Villa Bagnolo Utis 2015 di Castrocaro-Terra del Sole, “calzava a pennello”. Il pollo alla cacciatora (pare si chiami così perché gli ingredienti richiamano appunto gli stessi ingredienti che utilizzano i cacciatori per coprire al momento le loro prede) è stato l’inizio di un revival perché poi mi è arrivato al naso una sniffata di tartufo bianco (sì, nel territorio, qua e là, si trova eccome il Tuber Magnatum Pico), così ho ricoperto i tortelli.
Sono un goloso impenitente, ma non amo tutto ciò che è dolce, mi piacciono i dolci rustici, casalinghi e non le costruzioni sofisticate. Così deciso, ho scelto “la zuppa inglese”, dove l’alchermes deve essere quello inimitabile della Farmacia Santa Novella di Firenze. Quindi non restava, per concludere al meglio, se non un caffè alla moka. Sono uscito dalla Campanara con alcuni ricordi di altre cene, di altri piatti, di altri momenti: la piadina, i passatelli, la trippa alla maniera di Artusi, le polpette di lesso in umido con pomodori e borlotti… Alla prossima Romagna solatia, dolce paese dove il cibo ha il sapore del territorio.
Contatti
Osteria La Campanara
Via Pianetto Borgo 24 A, Galeata (FC)
0543.981561
info@osterialacampanara.it
www.osterialacampanara.it