Storia dello Spritz
Lo Spritz, la vera storia dell'aperitivo, i motivi di un successo e c'è pure chi lo critica
Lo Spritz si è trasformato, suo malgrado, in simbolo della movida e degli assembramenti, al tempo della pandemia. Così, appena apri un canale tv o un social network, ti appare, senza soluzione di continuità, quel colore arancio tenue, ormai divenuto sinonimo, da anni, di aperitivo; un tempo abitudine per lo più veneta, poi di apericena milanese, lo spritz è una moda sparsa ovunque lungo stivale, ma diffusa anche in Europa e soprattutto negli Stati Uniti.
Lo Spritz e le critiche del New York Times
Gli americani hanno fatto diventare celebre questo drink (anche complice #spritzlife), nonostante la giornalista Rebekah Peppler sul New York Times, lo abbia così descritto: “succo di frutta dopo un allenamento di football in una giornata calda”. La metafora non mi sembra molto riuscita; e poi, da che pulpito arriva la predica, in tema di gusti: che il grande successo dell'aperitivo made in Italy possa aver disturbato l’industria dei distillati “locali” e la creatività dei bartender?
La vera storia dello Spritz
La storia dello spritz è davvero accattivante, a cominciare dall’enigmatico nome, di cui la leggenda (o ritenuta tale), lo fa risalire ai soldati, ai commercianti, ai diplomatici e ai lavoratori austriaci, di stanza in Veneto, nell’800, durante l’Impero austro-ungarico. Questi signori spruzzavano (spritzen) il vino bianco con acqua gassata, per abbattere la gradazione, sostituito all’inizio del ‘900 dal seltz di padovani, veneti e trevigiani. C’è anche chi sostiene il nome derivi appunto dal dialetto veneto “spriss”, ossia calice di vino annacquato.
La svolta dello spritz è avvenuta attorno al 1919, quando, a Padova, l’ingrediente principale è diventato l’Aperol della famiglia Barbieri e, poco dopo, a Venezia il Select dei fratelli Pilla. La duttilità dello spritz è tale che, nel tempo, non esistendo una vera e propria ricetta originale, ne sono state elaborate diverse, una delle quali anche con il Cynar.
Lo Spritz veneziano
Negli anni’70, lo spritz è stato inserito negli elenchi dell’IBA (international Bartenders Association), con la denominazione di Spritz veneziano, quindi con un riconoscimento ufficiale “Spritz veneziano”.
Tra le diverse interpretazioni, bizzarro è il nome di come è stato battezzato nel bresciano, ovvero “pirlo”. In realtà deriva dal verbo dialettale pirlare, che descrive il movimento che fa il vermut, utilizzato in luogo di Aperol o Select, quando viene versato nel vino bianco.
Lo spritz ha avuto alterne vicende, attualmente ovunque di grande successo, in passato consumato solo nel Veneto, in particolare a Padova, dove negli anni’80, un gruppo di universitari, ha rilanciato questo aperitivo attraverso il sito www.spritz.it, con un manifesto che difendeva la ricetta, più o meno originale, lasciando però anche libera la creatività ad ogni singolo barista.