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Caraffe che depurano l'acqua? Il Ministro dice no

Le apparecchiature filtranti sono oggetto di un recente decreto del Ministero della Salute


scorso luglio con l’interrogativo: caraffe sì o caraffe no? Nel senso che le molto pubblicizzate brocche di purificazione dell’acqua, nuovo oggetto di venerazione della casalinga di Voghera, iniziavano a far storcere il naso a molti. Da una parte la Mineracqua, federazione che raggruppa le imprese di acqua minerale, che in base ad una sua ricerca sosteneva la loro inutilità. Dall’altra alcune indagini di Procure sparse lungo lo Stivale, fra cui anche quella del GP Guariniello, iniziavano a sollevare sospetti sulla loro presunta funzionalità. 


Poi c’erano le varie aziende produttrici di caraffe filtranti che riportavano come garanzia di qualità le certificazioni di due Ministeri della Salute, austriaco e tedesco, come a dire “se pure il rigore teutonico ci ha dato il via libera, vedete un po’ voi…”. In mezzo consumatori storditi tra continui proclami circa la necessità di purificare l’acqua dei rubinetti di casa, neanche vivessimo tutti in un unico grande slum, e solerti inviti a ritornare sulla retta via dell’acqua imbottigliata. 




decreto del 7 febbraio 2012 e dal titolo accattivante Disposizioni tecniche concernenti apparecchiature finalizzate al trattamento dell'acqua destinata al consumo umano. Ma la cui relazione tecnica di accompagnamento evidenzia come tali strumenti hanno come unico scopo quello di modificare il sapore, l’odore e il colore dell’acqua. Senza tralasciare il fatto che una scarsa manutenzione nel tempo farebbe perdere all’acqua anche le caratteristiche di potabilità. Il ministro Balduzzi precisa anche che “nessuna apparecchiatura può essere propagandata o venduta sotto la voce generica di depuratore d'acqua,  ma  solo  con  la precisa indicazione della specifica azione svolta”. Ed ora tocca domandarci: quale altra azione benefica scoveranno le aziende del ramo? 



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