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Giornata Nazionale del Mare: i pesci dimenticati

Oggi è la Giornata Nazionale del Mare: rispettiamolo, tutelando la biodiversità degli ecosistemi e mangiando pesci dimenticati, alternativi ai soliti noti.



Uno dei viaggi più rivoluzionari della storia, che nel 1492 porta Cristoforo Colombo a scoprire il “nuovo mondo” e a ridefinire i confini geografici dell’uomo moderno, avviene per mare.

Il 70% della superficie terrestre è ricoperto dall’acqua e attraverso le vie del mare si sono sviluppati importati traffici commerciali e, di conseguenza, culturali. Senza dimenticare il ruolo fondamentale che ha la fauna ittica nella nutrizione globale.

LA GIORNATA NAZIONALE DEL MARE

Nella Giornata Nazionale del Mare vogliamo ricordare una delle principali sfide che i sistemi marini devono affrontare: il sovrasfruttamento delle risorse ittiche. secondo dati Fao i sistemi alimentari acquatici sono sotto pressione.

La popolazione globale è in crescita e la produzione alimentare spesso avviene a scapito dell’ambiente. La pesca praticata con metodi non sostenibili negli ultimi anni è cresciuta, con conseguenze preoccupanti sugli allevamenti intensivi delle varietà più richieste dal mercato e sulla perdita della biodiversità marina, che ha portato all’estinzione di alcune specie dimenticate.

Una delle cause che contribuisce a mettere a rischio gli ecosistemi marini è la mancanza di cultura gastronomica. Che siano salmoni, branzini, pesci spada o orate, poco importa, solo il 10% del pesce pescato nei mari raggiunge i banchi delle pescherie, i mercati, le gdo e, in ultimo, le nostre cucine.

Non conoscere l’immensa varietà marina fa sì che la richiesta si basi sui soliti nomi noti, da sempre sulla cresta dell’onda.Giornata del mare

MANGIAMO PESCI DIMENTICATI

I pesci più appetibili commercialmente vengono allevati in maniera intensiva e non sostenibile, con mangimi ottenuti spesso dall’utilizzo di fauna marina selvatica, mentre le specie sconosciute sono scartate e rigettate nel mare, in quanto ritenute indesiderabili. Ai pesci dimenticati, spesso anche più gustosi e sostenibili, è dedicata la giornata del 23 luglio.

Dalla sciabola alla spatola, dall’acciuga allo sgombro, passando per palamita, telline, tracina, lampuga, boga, suro, sugarello e alalunga, i pesci dimenticati sono varietà locali povere, dalle alte proprietà organolettiche e nutrizionali, abbandonate (dopo il boom economico) a favore di specie ritenute più pregiate. I cambiamenti sociali del miracolo italiano degli anni Sessanta hanno contribuito a modificare anche le abitudini delle comunità marittime che, desiderose di riscatto, si sono allineate ai gusti standard, e più costosi, della massa.

Ritornare a mangiare pesci poveri e alternativi alle specie mainstream è dunque un dovere morale, non solo per preservare gli ecosistemi marini e la loro biodiversità, ma anche per garantire dei prodotti di stagione, locali, meno costosi, non importati dall’estero (e quindi più sicuri a livello alimentare), e sostenibili per l’economia del nostro Paese.Sgombro

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